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Full text of "Lettera rarissima di Cristoforo Colombo"

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e  slata 

Piombo 

lllust 
?  AB. 


McKEW  PARR  COLLECTION 


MAGELLAN 

and  the  AGE  of  DISCOVERY 


PRESENTED      TO 

BRANDEIS  UNIVERSITY  •  1961 


LETTERA  RARISSIMA 

D  l 

CRISTOFORO  COLOMBO 

RIPRODOTTA  E  ILLUSTRATA 

DAL  CAVALIERE  AB.  MORELLI 

BIBUOTEC.    REGIO    IN  VENEZIA. 


IN    BASSANO 

NELLA   STAMPERIA    REMONDINIANA 

M.   DCCC  X. 


ni 


PREFAZIONE 


Uono  sì  famose  le  scoperte  rile- 
vantissime da  Cristoforo  Colombo  nel 
Nuovo  Mondo  fatte ,  che  certamente  non 
è  facile  a  trovarsi  alcuno  di  colto  inge- 
gno ,  il  quale  non  ne  abbia  contezza  ; 
ma  ben  è  poi  difficile  che  di  quell'  uo- 
mo ,  d' immortale  nominanza  degnissi- 
mo ,  anche  da'  più  curiosi  ricercatori 
Lettere  Relazioni  Ricordi,  o  altre  simi- 
li scritture  siano  state  vedute  ;  e  così 
deve  loro  essere  mancata  quella  sorte 
di  documenti,  che  l'ingenuità  delle  in- 
tenzioni ,  F  andamento  degli  affari ,  lo 
stato  delle  circostanze  pienamente  di- 
mostrano ,  e  a  giudicare  delle  grandi 
azioni  sicura  scorta  recare  sogliono . 
Una  sua  Lettera  al  regio  Tesoriere  di 
Spagna  ,   scritta  da  Lisbona  nell'  anno 


?144 


IV 


i492  sm*u  primi  scoprimenti  dell'Ame- 
rica allora  fotti ,  tradotta  dallo  Spaglino- 
lo nel  Latino,  comparve  a  stampa  con 
due  edizioni  anche    nel  titolo  differen- 
ti ,   senza  data  veruna  ;    ma    che   sono 
conosciute  come  di  Roma  ,  e  forse  all' 
anno  seguente  appartengono,  in  cui  la 
traduzione  fatta  si  vede ,  e  secondo  al- 
cuni anche  1'  originale  n  è  stato  impres- 
so (a)  :   fu  poi  essa  con  opere    di  altri 
riprodotta  ,  e  come  unico  scritto  del  Co- 
lombo ,  che  mentre  viveva  sia  stato  da- 
to al  pubblico ,  comunemente  riguarda- 
ta .    Da  Antonio  Gallo  Genovese  scrit- 
tore  contemporaneo   nelP  operetta   De 
Navigatioìie  Columbi  per  inaecessum  ari- 
tea  Oceanum  (b)    Lettere  sue    concer- 
nenti alli  viaggi  addotte  s' incontrano  , 
senza  aversi  cenno  a  chi  quelle  fosse- 


(a)  Murr  Histoire  biplom.  de  Martin  Be- 
haim.  Strasbourg  fan  Paris  1802  p.  63 

(b)  Muratori  Scrìptor*  Rer.  Ita/.  T*  XXIII* 
p*  3<H 


to  scritte;  né  più  altro,  che  ce  le  fac- 
cia conoscere  ,  s  è  mai  saputo  .  Lette- 
re di  lui  non  poche  alli  Re  di  Spagna , 
Memorie  e  Giornali  de' Viaggi  ne  alle- 
ga Fernando  suo  figlio  nell'Istoria  del- 
la Yita  e  dei  fatti  del  padre  ,  e  pezzi 
ancora  ne  riporta,  i  quali  muovono  gran 
desiderio  di  vedere  interi  que'  monu- 
menti (a)  :  ma  in  vece  conviene  a'  let- 
tori contentarsi  di  quanto  egli  frammet- 
te all'  opera  sua  ,  non  sempre  autore- 
vole ,  e  anche  di  stare  alla  traduzio- 
ne Italiana  di  Alfonso  Ulloa ,  nel  1671 
stampata  in  Venezia  ;  non  potendosi  di- 
scernere se  al  testo  originale  essa  cor- 
risponda esattamente  ,  per  essere  quel- 
lo ovvero  da  più  anni  andato  perduto , 
o  pure  rimaso  nascosto  .  Due  Lettere  a 
Niccolò  Oderico  ambasciatore  Genove- 
se in  Ispagna ,  e  una  agli  Ufficiali  di 
San  Giorgio  in  Genova  alle  stampe  vi 

(a)  Capì  ir.   XII.   XXIX.   XXXL   XXXII. 
XXXVL  XXXVIL  LVIIL  LXIII . 


VI 

sono  ;  di  lieve  interesse  però  quanto 
ad  avere  notizia  de'  viaggi ,  e  né  pur 
esse  di  sincerità  abbastanza  comprova- 
ta (a). 

Di  questa  ,  la  quale  piuttosto  per  acci- 
dentali circostanze ,  che  per  scelta  di 
studio  ,  ora  io  riproduco  ,  scritta  al  Re 
di  Spagna  Ferdinando  V.  e  alla  Regina 
Isabella  ,  dalla  Giamaica  addì  7  Luglio 
i5o3,  ha  dato  indizio,  col  trarne  fuo- 
ri alcune  notizie,  Antonio  Herrera  nelF 
Istoria  dei  Viaggi  e  delle  Conquiste  de- 
gli Spagnuoli  nelle  Indie  Occidentali  , 
stampata  in  Madrid  nelP  anno  1601  e 
nei  seguenti  (b)  9  e  di  quanto  egli  vi  ha 
riportato  se  ne  valsero  anche  li  prin- 
cipali scrittori  moderni  intorno  al  Co- 
lombo :  ma  nessuno  di  essi  mai  fece 
uso  dell'intera  Lettera,  ne  ch'ella  fos- 
se già  a  stampa  in  Ispagnuolo  e  in  Ita- 


(a)  Della   Patria   di   Cristoforo    Colomba 
Firenze  1S08  pag.  3°*  j  e  seg. 

(b)  Decade  L  Libro  VL  Capo  III* 


VII 

liano  linguaggio  s'è  accorto,  certamen- 
te a  motivo  della  somma  rarità  degli 
esemplari . 

Non  v'ha  però  dubbio  che  la  stam- 
pa Spagnuola  stata  fatta  non  sia ,  tro- 
vandosene da  Antonio  de  Leon  nell'JS- 
pitome  de  la  Biblioteca  Orientai  ì  Occi- 
dental Nautica  i  Geografica  ,  impressa 
in  Madrid  nel  1629  in  4.0  a  carte  61  fat- 
to questo  registro  :    Don  Cristoval  Co- 
lon descubridor  del  Nuevo-Mundo  i  Ai- 
mirante  primero  de  sus  mares .  Hallase 
una  Carta  suya  escritta  en  Iamaica  a  7 
de  Tulio  de  i5o3  ,  quefue  su  ultimo  via- 
ge ,  del  guai  es  relacion  >  embiada  a  los 
Reyes  Catholicos .  impr.  4  •  uéunque  Don 
Lorenco  Ramirez  de  P rado ,  delConseio 
de  Indias ,   con  su  curio sidad ,    la  tiene 
MS.  La  impressa  estava  en  la  Libreria 
de  Don  Juan  de  Saldierna . 

Della  traduzione  Italiana  stampata  è 
poi  toccato  a  me  farne  acquisto  :  e  in- 
sieme colla  novità  dell'  edizione  il  no- 


Vili 


me  del  traduttore  e  tutto  ciò  che  que- 
sto riguarda  nuovo  mi  è  riuscito  a  sa- 
persi .  E  il  volumetto  composto  di  car- 
te otto ,  1'  ultima  delle  quali  da  am- 
be le  facce  è  vuota ,  in  forma  di  quar- 
to ,  in  carattere  semigotico ,  come  dire 
si  suole  ,  e  porta  a  guisa  di  frontispi- 
zio questo  titolo  :  Copia  de  la  Lettera 
per  Colombo  mandata  a  li  Serenissimi 
Re  et  Regina  di  Spagna  :  de  le  insole 
et  luoghi  per  loi  tronate .  Nel  rovescio 
della  carta  che  questo  titolo  contiene  , 
la  seguente  Lettera  dedicatoria  del  tra- 
duttore si  legge  ;  la  quale  secondo  la 
scrittura  originale,  onde  serva  di  sag- 
gio del  testo ,  do  ricopiata  . 

Con  stantio  Bay  nera  Br essano 
Al  Magnìfico  et  Clarissimo  Francesco 
Bragadeno  Podestà  di  Bressa  S. 
Aili  anni  proximi  passali  mentre  io 
era  in  Spagna  :  tra  le  altre  cose  ad/ni- 
rande  che  alli  tempi  nostri  sono  trona- 
te :  intesi  anchora  de  la  naoigatìone  de 


IX 


Columho  Vice  Re  di  Spagna   et  gouer-* 
natore  de  le  insule  Indie  per  lui  noua- 
mente  trouate  per  una   lettera  per  lui 
mandata  alla  Sacra  Malesia  del  Re   et 
de  la  Regina  de  Spagna.  La  quale  let- 
tera per  le  cose  mirabile  che  in  essa  se 
contengono  hauendo  io  traducta  de  Hi- 
spana  in  nostra  Italica  lengua  :    et  uo- 
lendola  pubblicare  si  per  sentirne  alchu- 
ìli  miei  amici  :  che  cum  grande  instan- 
tia me  la  domandauano  :  corno  anchora 
per  fare   cosa  grata  a  tutti  quelli  che 
sono  desiderosi  de  cose  none  :  et  degne 
da  essere  lede  et  sapute:  l ho  dedicata 
a  tua  Magnificentia  la  quale  scio  se  de- 
lecta  de  historie  degne  :  etpresertim  no- 
uè:  quale  questa  marauigliosa  et  inau- 
dita. Poi  anchora  per  monstrarli  l  amo- 
re mio  et  seruitu  in  epsa  si  per  li  be- 
nefica soi  in   me    corno  per   le  grande 
uirlute  :  de  quale  e  ornafissima.  Quale 
historia  se  più  longa  fosse  :  più  uolen- 
tieri  Iharei   a  tua  Magnificentia   dedi- 


tata.  Ma  siami  lìcito  excusarmi  con  quel" 
lo  dicto  .  Verum  et  Diis  lacte  rustici  : 
multaeque  gentes  supplicant  :  et  mola 
tantum  salsa  litant  ;  qui  non  habent  thu- 
ra .   Vale . 

Viene  poi  la  Lettera  del  Colombo  con 
quel  medesimo  titolo  ,  che  nella  pre- 
sente ristampa  Ve  premesso,  e  nel  fi- 
ne questa  data  si  trova  :  Stampata  in 
Venetia  (a  nome  de  Constantio  Bajue- 
ra  citadino  di  Bressa)  per  Simone  de 
Louere.  a  diq  diMazo.  i5o5.  cum  pri- 
llile gio .  E  finalmente  intorno  al  titolo  , 
che  in  quella  stampa  la  Lettera  porta, 
s'aggiunge  così:  Aduerte  lectore  a  non 
legere  Colombo  Vice  Re  di  Spagna  :  ma 
legerai  solum  Vice  Re  de  le  insule  Indie . 

Frattanto  che  V  edizioni  Spagnuola  e 
Italiana  di  questa  Lettera  erano  rima- 
se affatto  all'  oscuro ,  da  una  Gazzetta 
Francese  di  Letteratura  venne  a  stam- 
pa ,  in  lingua  pure  Francese  ,  nelY  E- 
sprit  des  Journaux  al  mese  di  Maggio 


XI 

fjSG  p.  259  una  Lettera  come  scritta 
dal  Colombo  al  Re  di  Spagna  dalla  Gia- 
maica  nel  Settembre  dell'anno  i5o3, 
col  dirvisi  eh'  era  stata  trovata  alla  Gia- 
maica  in  un  vecchio  Manoscritto ,  dal 
viaggiatore  Inglese  Long  più  volte  sta- 
to allegato  :  e  fu  poi  ella  istessamente 
in  Francese  riprodotta  l'anno  1806  nel- 
la Collezione  Archwes  Litteraires  T.  X, 
p.  408  ,  col  ripetervisi  eh'  ella  proveni- 
va dal  Manoscritto  suddetto,  di  cui  il 
Long  nella  pregevole  sua  opera  intor- 
no alla  Giamaica  grande  uso  fatto  a- 
veva ,  e  che  dall'  Inglese  nella  France-r 
se  lingua  era  stata  con  esattezza  e  fran- 
camente tradotta  ;  ma  d' altra  impres- 
sione ,  che  ne  fosse  stata  fatta ,  nulla 
si  disse  .  Come  prima  la  Lettera  fu  ve- 
duta, quella  medesima  si  riputò  che  Y 
Herrera  aveva  distintamente  riferita  :  e 
di  tal  parere  fu  anche  il  Tiraboschi ,  iì 
quale  peraltro  non  lasciò  di  far  osser- 
vare che  qualche   differenza  vi  trova~ 


XII 


va  (a) .  È  però  il  vero ,  che  l' una  Let- 
tera dall'  altra  è  allatto  diversa  ,  ben- 
ché querele  medesime  di  mali  tratta- 
menti al  Colombo  e  a' suoi ,  e  suppli- 
che per  redintegrazioni  e  per  sovve^i- 
menti  in  ambedue  egualmente  si  con- 
tengano. A  bene  farvi  riflesso,  queha 
Lettera ,  che  non  so  poi  se  in  ogni  sua 
parte  sincera  ella  sia  ,  incomparabilmen- 
te più  breve  ,  e  assai  meno  importan- 
te ,  alla  sola  Isabella  Regina  di  Spagna 
sembra  scritta ,  e  dopo  di  questa ,  che 
al  Re  Fernando  insieme  e  alla  Regina 
è  indiritta;  la  quale ,  allo  scrivere  dell' 
Herrera  ,  a  que'  Sovrani  mandata  fu  per 
mezzo  di  Diego  Mendez  ,  sul  bel  prin- 
cipio neir  altra  nominato  come  appor- 
tatore di  nuove  e  di  relazioni  alla  Corte  . 
Ora  dunque  ,  che  mediante  fervidi  s(u- 
dii  d'  uomini  molto  eruditi ,  al  nome  del 
Colombo  nuovo  splendore  s'  è  arreca- 

(a)  Istoria  della  Lett.  hai  T.  FI.  P.  /.  pag* 
247  ed.  Modena  1790 


XIII 


to  ,  merita  il  prezzo  dell'opera  una  nuo- 
va edizione  di  questa  Lettera    sì  male 
conosciuta  :    né  ciò  soltanto  onde  ma- 
nifestamente si  vegga  che  non  va  ella 
confusa  con  Y  altra  ;    ma    più  ancora , 
perciocché    a  conoscere  1'  epoche  del- 
la vita  del  Colombo  ,    e    le  vicende  di 
essa  ,  a  meglio  intendere  le  sue  teorìe 
e  opinioni  cosmografiche  ,    le    pratiche 
di  navigazione  che  teneva  ,    la  manie- 
ra di  suo  pensare  in  fatto  di  religione 
e  di  varii  altri  soggetti,  e  a  più  preci- 
samente sapere  ciò  che  risguaida  l' ul- 
timo viaggio  ,    da   lui  fatto  negli  anni 
i5o2  e  i5o5,  lumi  particolari  e  notizie 
di  osservazione  degnissime  schiettamen- 
te e  nella  più  autentica  forma  ne  pre- 
senta; e  conseguentemente  forti  stimo- 
li aggiunge  a  ricercare  monumenti  nuo- 
vi e  incontrastabili ,    co'  quali  Y  istoria 
compiuta  di  quell'  insigne  scopritore  fi- 
nalmente avere  si  possa  . 

Quanto  alla  traduzione  Italiana,  sem- 


bra  die  altrettanto  la  conformità  sua 
coli' originale  a' lettori  raccomandare  la 
debba,  quanto  per  conto  della  detta- 
tura triviale  e  negletta  non  può  ella  in 
pregio  aversi.  Io  ne  ho  solamente  ri- 
dotto il  testo  ad  ortografìa,  non  facen- 
dovi cambiamento  d'  importanza ,  né 
alterandovi  frasi  o  voci  :  li  nomi  prò- 
prii,  i  quali  nelle  vecchie  scritture  vo- 
gliono ritenersi  assolutamente  ,  ho  ri- 
copiati ;  e  così  pure  le  date  dei  tem- 
pi ,  o  con  le  lettere  ,  o  con  li  numeri 
Arabici,  come  nella  prima  stampa  tro- 
vavansi,  affinchè  di  qual  peso  essere 
possano  meglio  si  vegga ,  ho  riprodot- 
te :  in  somma ,  non  facendo  mai  cam- 
biamento nella  sintassi ,  ho  tolta  sol- 
tanto alla  dicitura  quella  rozzezza  eh* 
ella  seco  portava  ,  e  di  cui  una  mo- 
stra nella  Lettera  di  dedicazione  ognu- 
no vede  . 

Del  traduttore  il  nome  ,  fuorichè  per 
questo  suo  scritto ,  non  mi  è  noto  :  nieii- 


XV 

tedimene*  3  eh'  egli  fosse  uomo  ben  e- 
ducato  ,  siccome  a  persona  di  nobile 
famiglia ,  comunemente  Baiguera  già 
detta ,  e  da  qualche  altro  letterato  pre- 
cedentemente illustrata  ,  conveniva  ,  e 
che  dell'  opera  da  lui  posta  nel  tradur- 
re la  Lettera  sapergliene  grado  si  deb- 
ba ,  abbastanza  è  chiaro  .  Alcune  an- 
notazioni ho  stimato  bene  di  aggiun- 
gervi ,  e  di  farlo  acconciamente ,  col 
mettervi  notizie  relative,  non  comuni , 
e  degne  degli  studiosi  di  sì  fatte  cose , 
piuttosto  che  in  altra  maniera  adope- 
rando .  Che  se  con  adeguate  ricerche 
fare  intero  comento  alla  Lettera  avessi 
voluto  ;  quanto  tempo ,  di  cui  scarsis- 
simo sono ,  non  avrei  mai  dovuto  in 
questa  fattura  impiegare?  E  se  di  ri- 
dire ciò  che  da'  conoscitori  delle  geo- 
grafiche cose  facilmente  si  sa  io  mi  a- 
vessi  assunto  V  incarico  ;  quanto  lieve 
il  pregio  dell'  opera  mia  non  sarebbe 
mai  egli  stato  ?   Aggradito  sia  ciò  che 


XVI 

In  mezzo  a  più  occupazioni  letterarie 
mi  è  sovvenuto  di  dire  :  e  abbiasi  la 
ristampa  di  questa  Lettera  come  frutto 
della  sollecita  cura,  che  mi  sono  sem- 
pre presa ,  di  raccogliere  libricciuoli  di 
merito,  e  di  tenerli  cari;  bramoso  an- 
cora di  trattare  a  bella  posta  con  qual- 
che scritto  Della  grande  utilità  che  da 
libri  piccioli  soventemente  si  trae . 


XX 


Copia  della  Lettera  che  scrisse  Don  Cri- 
stoforo Colombo  Vice  Re  di  Spagna  e  Ai- 
mirante  delle  Isole  Indie  alli  Cristianis- 
simi e  potenti  Re  e  Regina  di  Spagna  no- 
stri Signori,  nella  qual  gli  manifesta  quan- 
to li  sia  accaduto  nel  suo  viaggio ,  e  le  ter- 
re provincie  città  fiumi  e  altre  cose  degne 
di  ammirazione ,  e  ancora  le  terre  dove  si 
trovano  le  minere  di  oro  in  grande  quanti- 
tà, e  altre  cose  di  grande  valore  e  ricchezza 


Serenissimi  e  molto  potenti  Principi 
Re  e  Regina  nostri  Signori 


D 


'a  Calese  (i)  passai  nelle  isole  dette 
Canarie  in  quattro  giorni,  e  da  lì  passai  al- 
le isoLe  chiamate  Indie  in  giorni  sedici;  do-> 
ve  scrissi  a  Vostre  Maestà  che  mia  inten- 
zione era  di  darmi  pressa  nel  mio  cammi- 
no, per  rispetto  che  io  aveva  li  navigli  no- 
vi ben  forniti  di  vittualie  e  di  gente,  e  che 
mia  volontà  era  tendere  nella  isola  chiama- 
ta Ianaica  (2).  Nella  isola  chiamata  Domi- 
nica  scrissi  questo  fin  donde  sempre  avei  il 
tempo  a  domandare  a  bocca  .  Questa  me- 
desima notte  che  quivi  intrai  fu  con  gran- 
de fortuna  e  tormento ,  che  sempre  ^a  poi 
mi  perseguitò  .  Quando  arrivai  sopra  la  i- 
sola  Spagnola  così  nominata  ,  mandai  un 
mazzo  di  lettere  a  Vostre  Maestà,  nelle  qua- 
li gli  domandava  di  grazia  un  naviglio  con 
miei  danari  :  perchè  un  altro ,  che  io  ne  a- 
veva,  era  già  fatto  innavicabile ,  e  già  non 
soflria  le  vele:  le  quali  lettere  Vostre  Mae- 
stà saperanno  se  le  hanno  ricevute .  La  ri- 
sposta che  Vostre  Maestà  me  mandarono  fa 
questa,  che  io  non  volessi  andare,  né  stare 


in  terra,  per  la  qual  cosa  cascò  lo  animo 
alle  gente  che  con  mi  erano ,  per  paura  che 
io  li  voleva  menar  di  lungi,  dicendo  che  &e 
alcun  caso  o  pericolo  gli  accadesse ,  che  non 
sariano  remediati  ;  anzi  saria  di  loro  fatto 
poca  estima ,  e  a  cui  parve  disseno  che  le 
terre  che  io  guadagnassi ,  Vostre  Maestà  le 
farian  provedere  di  altra  persona  ,  che  di 
me.  La  fortuna  era  grande,  e  in  quella  not- 
te mi  smembrò  li  navigli,  e  ognuno  menò 
in  sua  parte ,  senza  alcuna  speranza ,  altro 
che  di  morte:  ognuno  teneva  per  corto  che 
li  altri  fusseno  persi .  Chi  nascette ,  senza 
quietare  (3)  lob ,  che  non  fusse  morto  di- 
sperato ;  che  in  tal  tempo,  per  mia  salva- 
zione e  di  un  mio  piccolo  figliolo  e  fratel- 
lo e  amici ,  mi  fusse  difesa  la  terra  e  li  por- 
ti, quali  per  divina  volontà  guadagnati  ave- 
va a  Spagna ,  sudando  sangue  ? 

Torno  alli  navigli,  che  la  fortuna  grande 
levati  mi  aveva ,  quali  quando  a  Dio  piac- 
que me  li  restituitte  .  Il  naviglio  innavicabi- 
le  avevalo  posto  in  mare,  per  scampare  fin 
alla  isola  Galliega  chiamata  ;  il  qual  persa 
la  barca  e  ancora  gran  parte  delle  vittualie. 
Quello  nel  quale  io  andava  era  travagliato  a 
gran  maraviglia:  Iddio,  per  sua  pietà,  che 
non  avei  alcun  danno ,  lo  fece  salvo  .  In 
quello  sospettoso  era  mio  fratello,  il  quale ^ 


dopo  di  Dio,  fu  suo  remedio,  Con  questa 
fortuna  così  in  gattone  mi  andai  appresso  Ia- 
naica,  e  quivi  si  mutò  di  alto  mare  in  calma 
e  gran  corrente,  e  mi  menò  fino  al  Giar- 
din  della  Regina  ,  senza  mai  vedere  terra  : 
e  di  qui  quando  puotti  navicai  alla  terra  fer- 
ma ,  dove  mi  si  incontrò  corrente  terribile 
e  vento  all'  opposi to,  con  quali  combattetti 
con  loro  giorni  60  :  in  fine  non  puotti  gua- 
dagnarli altro  ,  che  leghe  70 ,  che  sono  mi- 
glia 35o  ;  perchè  una  lega  per  acqua  è  mi- 
glia cinque  ,  per  terra  è  quattro  ;  dunque  o- 
gni  fiata ,  lettore ,  che  trovarai  leghe ,  cavarai 
per  discrezione  quanti  miglia  saranno  (4) . 

In  tutto  questo  tempo  non  puotti  intrare 
in  porto,  né  mai  mi  lassò  fortuna  del  ma- 
re ,  né  acqua  dal  cielo  ,  e  troni ,  e  folgori 
continuamente ,  che  pareva  essere  il  fine  del 
mondo.  Andai  al  fine,  e  ringraziai  Iddio, 
il  quale  di  qui  mi  dette  prospero  vento,  e 
corrente:  questo  fu  a' 12  dì  di  Settembre. 
Erano  passati  ottantaotto  dì,  che  non  mi  a- 
vea  la  terribile  fortuna  mai  abbandonato ,  tal- 
mente che  nò  sole ,  ne  stelle  ,  né  altro  pia- 
neta in  tutto  quello  tempo  conobbero  gli  oc- 
chi miei  :  li  navigli  mi  aveva  aperti  ,  le  ve- 
le rotte,  e  perse  ancore  e  sarte,  e  barche, 
e  ogni  fornimento  ;  la  gente  molto  inferma , 
e  tutta  contrita ,  e  molti  con  voti  di  santa 


8 

religione ,  e  non  nissuno  senza  altro  voto  ? 
o  peregrinaggio  :  molte  fiate  l' uno  e  P  al- 
tro si  erano  confessati,  dubitando  e  di  ora 
in  ora  espettando  la  morte.  Molte  altre  for- 
tune si  hanno  viste,  ma  non  durare  tanto, 
né  con  tanto  tormento;  molti  di  nostri,  qua- 
li avevamo  per  più  forti  marinari ,  si  perde- 
vano di  animo .  E  quello  che  più  mi  dava 
passione  ,  era  il  dolore  del  figlio  (5)  ,  che 
io  aveva  con  meco;  e  tanto  più,  quanto  era 
per  essere  di  età  di  anni  i3;  e  vederlo  du- 
rare tanta  fatica ,  e  passare  tanta  passione , 
e  durare  ancora  più  che  nissuno  di  noi  al- 
tri :  Dio ,  non  altri ,  gli  dette  tal  fortezza  di 
animo  :  lui  alli  altri  faceva  core  e  animo  nel- 
le opere  sue  :  era  tale ,  come  se  avesse  na* 
vicato  ottanta  anni ,  mirabile  cosa  da  crede- 
re; onde  io  mi  rallegrava  alquanto.  Io  era 
stato  infermo  ,  e  molte  fiate  al  segno  di  mor- 
te  era  aggionto  i  da  una  camera  piccola ,  che 
feci  fare  in  cima  coperta  della  nave,  coman- 
dava il  viaggio.  E,  come  ho  ditto,  mio  fra- 
tello era  nel  più  tristo  naviglio  e  più  peri- 
coloso :  grande  dolore  era  il  mio,  e  molto 
maggiore  ,  per  averlo  menato  contra  sua  vo- 
lontà ;  perchè  per  mia  disventura  poco  mi 
ha  giovato  vinti  anni  di  servizio,  quali  io  ho 
servito  con  tanta  fatica  e  pericolo,  che  og- 
gidì non  abbia  in  Castillia  una  tezza,  e  se 


Voglio  disnare  o  cenare  o  dormire,  non  ho, 
salvo  la  ostarla  ,  ultimo  refugio;  e  il  più  del- 
ie volte  mi  manca  per  pagar  il  scotto  (6)  * 
Altra  cosa  ancora  mi  dava  grande  dolore  , 
che  era  Don  Diego  mio  figlio ,  che  io  las- 
sai in  Spagna  tanto  orfano  e  privo  di  ono- 
re e  facoltà  ;    benché  teneva  per  certo  che 
Vostre  Maestà  ,  come  giusti  e  non  ingrati 
Principi,  gli  restituisse  con  accrescimento, 
Arrivai  ad  una  terra  Cariai  nominata,  do- 
ve qua  mi  restai  a  remediare  le  navi ,  e  o- 
gni  preparamento  necessario ,  e  dare  riposo 
alla  affannata  gente  ,  qual  per  la  longa  fa- 
tica era  già  venuta  manco  :  e  io  insieme  con 
loro  si  riposammo  quivi .  In  questa  terra  in- 
tesi nove  delle  minere  di  oro  della  provin- 
cia di  Ciamba  così  ditta ,  la  qual  io  andava 
cercando .  Quivi  tolsi  due  uomini  della  lo- 
ro nazione,  quali  mi  menarono  ad  un  altra 
terra ,  chiamata  Garambarù  ;    dove  le  genti 
vanno  nude ,  e  portano  al  collo  un  specchio 
di  oro ,  il  quale  per  nissun  modo  vogliono 
vendere,  né  barattare.    E  in  questo  luogo 
mi  nominarono  in  loro  lingua  molti  altri  luo- 
ghi alla  costa  del  mare,  dove  mi  diceano  es- 
sere grande  oro  e  minere:  lo  ultimo  luogo 
era  Beragna  ditto  ,  lungi  da  lì  25  leghe  .  Per 
la  qual  cosa  mi  partitti  di  qui  con  animo  di 
cercarli  tutti;    e   quasi  che  era  aggionto  al 


IO 

mezzo,  intesi  come  a  due  giornate  di  cam- 
mino vi  era  minere  di  oro ,  e  deliberai  man- 
darle a  vedere  .  Il  vespero  di  Santi  Simon 
e  Giuda ,  cbe  avevamo  da  partire  ,  in  que- 
sta notte  si  levò  tanto  mare  e  vento,  che  fu 
necessario  di  correre  dove  lui  volse  :  e  quelli 
due  uomini  sempre  venneno  con  me  per  mo- 
strarmi le  minere  . 

In  tutti  questi  luoghi ,  dove  io  era  stato , 
trovai  essere  verità  tutto  quello  aveva  inte- 
so :  e  questo  mi  certificò  che  fusse  la  veri* 
tà  della  provincia  Ciguare  ditta,  quale  se- 
condo loro  è  distrutta,  ed  è  nove  giornate 
di  cammino  per  terra  verso  Ponente .  Lì  af- 
fermano che  sia  infinito  oro  ,  e  mi  dicono 
che  portano  corone  di  oro  in  testa ,  anelli 
alli  bracci  e  alli  piedi  ben  grossi  di  oro  ;  e 
che  di  oro  le  careghe ,  casse ,  tavole  forni- 
scono e  fodrano ,  come  noi  altri  facciamo 
di  ferro.  Ancora  mi  disseno  che  le  femmi- 
ne di  li  portavano  collari  appiccati  dalla  te- 
sta ,  fino  alle  spalle  pendenti  di  oro  .  In  que- 
sto luogo,  che  io  dico,  tutta  la  gente  di  que- 
sti luoghi  concordano  essere  così  la  verità , 
e  dicono  esservi  tanta  ricchezza ,  che  io  ne 
saria  contento  della  decima  parte .  Quivi  por- 
tavamo con  noi  pevero  :  tutta  questa  gente 
lo  conobbero  .  In  Ciguare  fanno  mercanzie 
e  fiere ,  come  noi  :  lutti  costoro  così  me  lo 


II 


hanno  affermato ,  e  mi  insegnavano  II  mo<? 
do  e  la  l'orma  che  teneno  nel  loro  vendere 
e  barattare .  Ancora  dicono  che  navicano  co- 
me noi,  e  che  le  navi  loro  portano  bom^- 
barde  ,  archi ,  frezze  ,  spade  ,  corazze  ;  e  van- 
no vestiti  come  noi,  e  hanno  cavalli ,  e  u- 
sano  guerreggiare  ,  portano  ricche  vestiture , 
e  hanno  bone  case  .  Dicono  ancora  che  il 
mare  bolle  nella  ditta  provincia  di  Cigliare, 
e  che  di  lì  a  giorni  dieci  vi  è  il  fiume  Gan- 
ges  appellato  .  Pare  che  queste  terre  stiano 
con  Bcragna  come  sta  Torlosa  con  Fonte- 
rabia ,  o  Pisa  con  Venezia .  Quando  io  mi 
partii  da  Carambarù ,  e  aggionsi  a  questi  luo- 
ghi che  ho  ditto ,  trovai  la  gente  a  quello 
medesimo  uso  ,  salvo  che  gli  specchi  di  o- 
ro,  che  avevano,  gli  davano  per  3  sonagli 
q!i  sparaviero  per  uno,  ancora  che  pesassi- 
no  dieci  o  quindici  ducati  1'  uno  .  In  tutti 
suoi  usi  sono  come  quelli  della  Spagnola  ì» 
sola  .  Lo  oro  ricoglieno  con  allra  arte,  ben- 
che  e  l'una  e  l'altra  non  abbia  a  fare  con 
la  arte  nostra  .  Questo  che  io  ho  ditto  è 
quello  che  ho  udito  da  queste  gente  dire  . 
Quello  che  io  ho  visto  e  so  ,  adesso  vi  con- 
tarò . 

Lo  anno  de  nonanta  quattro  navicai  in 
24  gradi  verso  Ponente  in  termino  di  nove 
ore;  che  non  gli  fu  fallo,  perchè  in  quel- 


12. 

la  ora  fu  Ecìipsi ,  il  Sole  era  in  Libra  e  la 
Luna  in  Ariete  .  Tutto  questo  che  io  per 
parole  intesi  da  queste  gente  già  lo  aveva 
io  saputo  longamente  per  scritto .  Tolo- 
meo credette  lui  avere  ben  satisfatto  a  Ma- 
rino, e  adesso  si  trova  sua  scrittura  ben  pro- 
pinqua al  vero.  Tolomeo  mette  Catigara  a 
12  linee  lungi  dal  suo  Occidente,  quai  al- 
l'ermo essere  sopra  Capo  Santo  Vincenzo  in 
Portogallo  due  gradi  e  un  terzo  .  Marino 
in  i5  linee  constituitte  la  terra.  Questo  me^ 
desimo  Marino  in  Etiopia  scrive  sopra  la  li- 
nea equinoziale  più  di  24  gradi  ;  e  adesso 
che  li  Portogallesi  lì  navicano ,  lo  trovano 
essere  vero  .  Tolomeo  disse  che  la  terra  più 
Australe  è  il  primo  termino ,  e  che  non  ab- 
bassa più  di  1 5  gradi  e  un  terzo .  Il  mon- 
do è  poco  :  quello  che  è  sutto ,  cioè  la  ter- 
ra, è  sei  parti:  la  settima  solamente  è  co- 
perta di  acqua  :  La  esperienza  già  è  stata 
vista  ,  e  a  Vostre  Maestà  la  scrissi  per  al- 
tre mie,  con  adornamento  della  Sacra  Scrit- 
tura ,  ancora  con  il  sito  del  Paradiso  terre- 
stre ,  quale  Chiesa  Santa  prova  .  Dico  cha 
il  mondo  non  è  tanto  grande,  come  il  voU 
go  dice  ,  e  che  un  grado  della  linea  equi- 
noziale è  miglia  56  e  due  terzi  :  presto  si  4 
toccherà  con  mano  (7).  Di  questo  non  è 
mio  proposito  in  tal  materia  parlarne,  sai- 


i3 

vo  di  darvi  conto  del  mio  duro  e  affatico*, 
so  viaggio,  ancora  -che  sia  il  più  nobile  e 
utilissimo  . 

Dico  che  il  vespero  di  Santi  Simon  e  Giu- 
da scorsi  dove  il  vento  mi  levava ,  senza  po- 
terli lare  resistenza  in  un  porto,  nel  quale 
schivai  dieci  giorni  di  gran  fortuna  di  mar- 
re e  dal  cielo.  Quivi  deliberai  di  non  ritor- 
nare a  dietro  alle  minere  ,  e  lassaile  stare  co- 
me cosa  guadagnata:  partii  per  seguire  mio 
viaggio  piovendo.  Come  Dio  volse  ,  arrivai 
ad  un  porto  dimandato  Bastimentos,  dove 
intrai  non  di  bona  volontà  .  La  fortuna  e 
gran  corrente  mi  serrò  in  ditto  porto  per 
spazio  di  giorni  quattordici  :  da  poi ,  ancora 
che  non  con  bon  tempo  ,  di  quivi  mi  par- 
titti .  Quando  mi  trovai  aver  fatto  circa  i5 
leghe ,  sforzatamele  mi  ritornò  in  dietro  il 
vento  e  corrente  furioso.  Ritornando  io  al 
pqrto  di  dove  era  salito  ,  trovai  in  cammi- 
no un  altro  porto  nominato  Retrete  ,  dove 
mi  ritrassi  con  assai  pericolo  e  disturbo,  e 
ben  faticato  io  la  gente  e  li  navigli .  In  que- 
sto porto  mi  stetti  molti  dì ,  che  così  volse 
il  crudel  tempo;  e  quando  mi  credetti  ave- 
re finito ,  allora  mi  trovai  cominciare  .  Ivi 
mutai  proposito  di  voler  ritornare  alle  mU 
nere,  e  far  alcuna  cosa,  fin  che  venisse  tem- 
£o  per  ritornare  al  mio  viaggio  ;  dove  che 


i4 

appresso  il  porto  a  quattro  leghe  ritornò  gran* 
dissima  fortuna ,  e  mi  faticò  tanto  e  tanto , 
che  io  medesimo  non  sapeva  di  me.  Qui- 
vi si  mi  rinfrescò  del  male  la  piaga  :  nove 
giorni  andai  perso  senza  alcuna  speranza  di 
vita  :  occhi  mai  vedeltero  mare  tanto  alto , 
nò  cosi  brutto,  come  allora  era,  buttava  spu- 
ma assai  :  il  vento  non  era  per  andare  in- 
nanzi ,  ne  ancora  mi  dava  luogo  per  anda- 
re verso  alcuna  parie  ,  salvo  che  mi  detene- 
va in  questo  mare  fatto  come  sangue  :  boi- 
leva  còme  caldera  per  gran  fuoco.  Il  cielo 
giammai  fu  visto  così  spaventoso  :  un  dì  e 
una  notte  ardette  come  forno ,  e  buttava  ne 
più  né  manco  la  fiamma  con  li  folgori ,  che 
ogni  fiata  stava  guatando  se  mi  avesse  arso 
li  mastelli  con  le  vele  :  venivano  questi  fol- 
gori con  tanta  furia  e  spaventevoli ,  che  tut- 
ti si  esistimavano  dovessino  affondare  li  navi- 
gli :  in  tutto  questo  mai  cessò  acqua  dal  cie- 
lo ,  non  per  dire  che  piovesse ,  se  non  che 
rassomigliava  un  altro  diluvio  :  la  gente  già 
era  tanto  faticata  e  penosa,  che  ognuno  per 
se  desioso  era  di  morte,  per  uscire  di  tanto 
martiro  :  li  navigli  due  fiale  già  avevano  per- 
so le  barche,  le  ancore,  le  corde,  senza  ve- 
le, erano  ancora  aperti. 

Quando  piacque  a  Dio  ,    ritornai  ad  un 
porto  dimandato  Porto  Grosso ,  dove  meglio 


i5 

che  puotti  mi  preparai  di  ogni  cosa  mi  età 
necessario  ,  e  tornai  un  altra  fiata  verso  dì 
Beragna  per  il  mio  cammino  :    ancora  che 
io  era  in  ordine  per  navicare ,  tuttavolla  mi 
erano  il  vento  e  corrente  contrarli.  Aggion- 
si  quasi  dove  prima  era  aggionto,  e  un'al- 
tra fiata  mi  venne  vento  e  corrente  all'  in- 
contro ,  e  tornai  un'  altra  fiata  al  porto  ;  che 
non  avei  ardimento  aspettare  la  opposizion 
di  Saturno  con  Marte ,  tanto  disbaraltato  in 
costa  brava ,  perchè  lo  più  delle  volte  me- 
na tempesta,  o  forte  tempo.  Questo  fu  di 
Natività  a  ora  di  Messa  .    Tornai  un'  altra 
volta  dove  che  era  uscito  con  molta  fatica: 
e  passato  l'anno  novo  tornai  a  tentare  e  per- 
fidiare per  andare  a  mio  cammino;  che  an- 
cora mi  fusse  fatto  bon  tempo  ,    già  aveva 
li  navigli  innavicabili   e  la  gente  inferma  e 
morta .  Il  dì  della  Epifania  senza  alcuna  for- 
za aggionsi  a  Beragna  :  qui  Iddio  mi  pre- 
parò un  fiume  sicuro  porto  :    benché  nella 
intrala  non  avesse  più,   che  dieci  palmi  di 
fondo ,  con  fatica  intrai  nel  ditto  fiume .  Il 
dì  seguente  un  altra  volta  ritornò  la  fortu- 
na ,  qual  se  mi   avesse   trovato   fuora ,  non 
avria  possuto  intrarvi  .    Piovette  senza  mai 
cessare  fino  a  14  di  Febbraro,  che  mai  a 
vei  loco  di  intrare  in  la  terra  ,  né  pigliare 
remedio  in  alcuna  cosa .  Essendo  già  sica- 


t6 

jro  a  24  di  Gennaro  venne  il  fiume  all'  im- 
provviso molto  grande  e  forte,  ruppemi  le 
gomene  e  prese ,  e  poco  mancò  che  non  le- 
vasse li  navigli  ;  e  certo  io  li  vedetti  in  più 
pericolo,  che  mai.  Iddio  mi  remediò,  co- 
me sempre  fece .  Non  so  sei  sia  stato  alcu- 
no con  più  martiro,  né  più  pena  della  mia. 
A  sei  diFebbraro,  sempre  piovendo ,  man- 
dai settanta  uomini  addentro  della  terra  cin- 
que leghe ,  e  trovarono  molte  minere  di  o- 
ro .  Li  Indii,  cioè  quelli  due  uomini  che  an- 
davano con  loro  ,  gli  menarono  ad  un  mon- 
te molto  alto ,  e  di  quivi  gli  mostrarono  in 
tutte  le  partì  quanto  gli  occhi  potevano  ve- 
dere, dicendo  che  in  ogni  parte  vi  era  oro 
assai ,  e  che  fino  al  Ponente  aggiongevano 
le  minere  vinti  giornate  ;  e  nominavano  le 
terre  ville  e  luoghi  ,  dove  più  e  manco  sì 
trovava  oro  .  Da  poi  intesi  io  che  il  Qui- 
bian  (  che  così  dimandano  il  Signore  della 
terra)  il  qua!  mi  aveva  dati  questi  due  In- 
dii ,  gli  aveva  comandato  che  mi  mostras- 
sero le  minere  che  erano  più  lontane ,  e 
di  un  altro  Signore  suo  contrario  ;  e  che 
di  dentro  del  suo  popolo  ricoglievano  ogni 
di  quando  lui  voleva  oro  ;  e  che  un  uomo 
solo  in  giorni  dieci  ricoglieva  una  mazzata 
di  oro .  Gli  Indii  suoi  famigli  testimonii  dì 
cjuesto  menai  con  mi  dentro  di  questo  pò- 


17 

polo ,  dove  le  barelle  aggiongono  .  Tornò 
mio  fratello  eon  questa  gente  ,  e  tulti  con 
oro ,  che  avevano  ricolto  in  spazio  di  oro 
quattro;  che  non  tardarono  più.  La  quan- 
tità è  grande,  avuto  rispetto  che  nissuno  di 
costoro  mai  aveva  viste  minere,  e  il  più  di 
loro  per  avventura  mai  vedette  oro ,  perchè 
la  più  parte  di  loro  era  gente  di  mare  ,  e 
quasi  tutti  grimetti.  Io  aveva  grande  appa- 
recchio e  ordine  per  edificare ,  e  molte  vit- 
tualie  :  feci  mio  assento ,  e  con  mia  gente , 
e  edificai  certe  case  di  legnami ,  e  presen- 
tai di  molte  cose  il  Quibian  ,  cioè  il  Signo- 
re .  Io  ben  vedeva  e  giudicava  che  non  era 
nostra  concordia  per  durar  molto  :  loro  e- 
rano  molto  rustici ,  nostra  gente  molto  im- 
portuna ,  e  ancora  mi  me  appossessionava  in 
suo  termino  .  Da  poi  che  vedette  le  case  fat- 
te e  il  traffico  così  abbondante  e  generale  , 
deliberò  di  abbruciarle  tutte  e  ammazzarne 
noi  altri  quanti  fusscmo  .  Molto  in  contra- 
rio li  venne  suo  proposito  ;  perchè ,  come 
piacque  a  Dio,  restò  preso  lui,  moglie,  fi- 
glioli, e  famiglia;  benché  la  disgrazia  volse 
che  restasse  poco  tempo  preso  .  Il  Quibian 
si  fugitte  ad  un  certo  uomo  degno  ,  al  qual 
lui  se  gli  aveva  offerto  con  guardia  di  uomi- 
ni .  Gli  figliuoli  si  fuggirono  ad  un  maestro 
di  naviglio,  il  quale  li  menò  a  luogo  sicuro. 
3 


i8 

Nel  mese  di  Gennaro  sì  era  serrata  la  boc- 
ca di  questo  fiume .  Nel  mese  di  Aprile  li 
navigli  erano  tutti  mangiati  da  pruina  e  bru- 
ma,  e  non  poteva  sostenerli  sopra  l'acqua, 
In  questo  tempo  il  detto  fiume  fece  un  ca- 
nale ,  per  il  quale  cavai  tre  di  loro  con  gran- 
de pena  svoli  :  le  barche  tornarono  dentro 
per  sale  e  acqua  e  altre  cose  :  il  mare  ven- 
ne molto  grande  e  brutto,    e  non  le  lassò 
cavarle  fuora.  Li  Indii  erano  molti,  e  gioir- 
ti insieme  combatterono  le  ditte  barche  :  in 
fine  furono  tutti  morti .   Mio  fratello  e  l'al- 
tra gente  tutta  era  in  una  nave  che  era  re- 
stala nel  fiume  ;  e  io  solo  di  fuora  in  tanto 
brava  costa  ,  con  forte  febbre  ,  e  tanta  fati- 
ca, che  la  speranza  di  scampare  era  già  mor- 
ta .    Pur  come  meglio  puotti ,  montai  suso 
lo  più  alto  della  nave ,  chiamando  con  vo- 
ce timorosa ,  e  piangendo  molto  a  pressa  , 
li  maestri  della  guerra  di  Vostre  Maestà;  e 
ancora  chiamando  tutti  quattro  li  venti  per 
soccorso  :  ma  mai  mi  risposeno  .  Stracco  mi 
addormentai .  Gemendo,  una  voce  molto  pie- 
tosa sentii,  che  diceva  queste  parole  :  O  slol 
to  e  tardo  a  credere  e  a  servire  il  tuo  Id- 
dio e  Iddio  di  tutti  !  Che  fece  egli  più  per 
Moisè  e  per  David  suo  servo  ?  Da  poi  che 
nascesti ,  lui  ave  di  te  sempre  gran   cura  : 
quando  ti  vedette  in  età  della  qual  fu  con- 


19 

tento,  maravigliosamente  fece  sonare  tuo  no- 
me nella  terra  .    Le  Indie ,  che  sono   parte 
del  mondo  così  ricca,  te  le  ha  date  per  tue: 
tu  le  hai  ripartile  dove  ti  è  piaciuto  ,    e  ti 
dette  potenzia  per  tarlo  .  Delli  ligamenti  dei 
mare  Oceano  ,  che  erano  serrati  con  catene 
così  forte ,  ti  donò  le  chiave  ;  e  fusti  ubbe- 
dito  in  tante  terre ,  e  dalli  Cristiani  ricupe- 
rasti così  bona  fama  e  onorevole  (8) .   Qual 
cosa  fece  più  al  popolo  di  Israele  ,  quando 
lo  cavò  dì  Egitto  ?    né  ancora  per  David  , 
che  di  pastore  lo  fece  Re  di  Giudea  ?  Tor- 
na a  lui  e  cognosci  lo  error  tuo  ;  che  sua 
misericordia  è  infinita .  Tua  vecchiezza  non 
impedirà  a  tutte  cose  grande:  molte  eredi- 
tà grandissime  sono  a  suo  potere  .  Abraam 
passava  anni  cento,  quando  ingenerò  Isaac, 
nò  anche  Sara  era  giovene  .  Tu  chiami  per 
soccorso  incerto  .  Respondimi ,  chi  ti  ha  af- 
flitto tanto  e  tante  volte ,  Dio  ,   o  il  mon- 
do ?  Li  privilegi  i  e  promissioni  che  Dio  dà, 
non  gli  rompe  mai  ad  alcuno ,  né  mai  dice 
dopo  di  aver  ricevuto  il  servizio  ,    che  sua 
intenzione  non  era  questa,  e  che  si  inten- 
da di  altra  forma ,  né  dà  martiro  per  dare 
colore  alla  forza  .  Lui  va  in  capo  del  testo  : 
tutto  ciò  che  promette  attende  con  accresci- 
mento :  questa  è  sua  usanza  .  Io  ti  ho  det- 
to quanto  il  Creatore  abbia  fatto  per  te ,  e 


20 

fa  con  tutti .  Adesso  mi  mostrò  il  guidar- 
done  e  pagamento  d^  tuoi  affanni  e  perico- 
li, che  hai  passati  ad  altri  servendo.  E  io 
così  mezzo  morto  sentiva  ogni  cosa;  ma  mai 
non  puotti  riavere  resposta  ,  per  responchj- 
re  a  parole  così  certe  ,  salvo  piangere  per  li 
miei  errori.  Costui  fornii  te  di  parlare,  chi 
voglia  che  sì  fusse,  dicendo:  Confidati  e  non 
temere  ,  che  tribulazioni  stanno  scritte  in  pie- 
tra di  marmore  ,  non  senza  cagione  . 

Levaimi  quando  puotti ,  e  al  fine  di  nove 
giorni  fece  bonaccia  ,  ma  non  per  cavare  li 
navigli  del  fiume  .  Feci  ricolta  della  gente 
che  era  in  terra,  e  di  tutto  il  resto  che  mi 
fu  possibile ,  perchè  non  erano  bastanti  per 
restare  ,  nò  per  navicare  li  navigli  .  Io  mi 
saria  restato  a  sostenere  il  popolo  con  tut- 
ta mia  gente,  se  Vostre  Maestà  avessino  que- 
sto saputo  .  La  paura  che  mai  quivi  veniria- 
no  navigli  alcuni  mi  determinò  a  dovermi  di 
qui  partire  :  e  ancora  il  conto  è  questo  ,  che 
quando  si  abbia  a  provedere  di  soccorso,  si 
provede  di  tutto  quanto  fa  bisogno  .  Par- 
timmi  in  nome  della  Santa  Trinità  la  notte 
di  Pasqua  con  li  navigli  marcii  e  muffolen- 
ti ,  tulli  fatti  pieni  di  buchi.  Lassai  uno  il 
più  tristo  lì  in  Beleem  ,  con  assai  cose  :  ili 
Bel  Porto  feci  il  simile  .  Non  mi  rimasene 
salvo  che  due  in  stato  dclli  altri  ,    e  senza 


21 

barche,  né  provisìone  alcuna,  por  avere  da 
passare  sette  mille  miglia  di  mare  e  acqua; 
o  morire  in  cammino  io  con  il  povero  fi- 
glio, e  fratello,  e  tanta  gente.  Responda- 
no  adesso  questi  tali ,  che  soleno  opponere 
e  riprendere  dicendo  :  Perchè  non  facevi  tu 
così  ?  perchè  non  colà  ?  perchè  non  ti  go- 
vernavi costì  ?  Io  li  averia  voluti  avere  là  in 
questa  giornata  .  Io  ben  credo  che  un'  al- 
tra di  altro  sapere  li  aspetti  :  ovvero  nostra 
Fede  è  nulla  . 

A'  tredici  di  Maggio  aggionsi  nella  pro- 
vincia di  Mago,  la  qual  parte  con  quella  del 
Cataio  ;  e  di  quivi  mi  partii  per  la  Spagno- 
la. Navicai  due  dì  con  tempo  hono  ,  il  qual 
di  subito  mi  si  voltò  contrario  .  Il  cammi- 
no che  io  faceva  era  per  disimbrattarmi  di 
tanto  numero  di  isole  ,  e  non  imbarazzar- 
mi nelli  loro  bassi  .  Il  mar  bravo  mi  fece 
forza  ,  dove  mi  fu  forza  ritornare  addietro 
senza  vele  ,  Sorgetti  in  una  isola ,  dove  tre 
ancore  in  una  fiata  persi ,  e  alla  mezza  not- 
te ,  che  pareva  che  il  mondo  facesse  fine  , 
si  ruppeno  le  gomene  all'  altro  naviglio:  e 
fu  maraviglia  come  non  si  facessino  in  pez- 
zi tutti  due ,  perchè  1'  uno  venne  addosso 
all' altro  con  grande  impeto:  Dio  ne  aiu- 
tò .  Una  ancora  sola  fu  quella  che  mi  so- 
stenne ,  da  poi  del  Divino  ausilio.  In  capa 


22 

di  giorni  6,  che  era  già  fallo  bonaccia  nel 
mare  ,  tornammo  al  nostro  viaggio  così  con 
li  navigli ,  tali  quali  erano  ,  da  vermi  man- 
giati, e  tulli  foracchiati  però  più,  che  uno 
panaro  di  ave  che  fanno  il  mele  ;  e  la  gen- 
te fatla  di  così  poco  animo,  che  quasi  era- 
no persi .  Passai  non  mollo  innanzi  di  quel- 
lo avea  fatto  prima  ,  dove  la  fortuna  mi  ri- 
tornò a  dietro  :  ritornai  nella  medesima  iso- 
la in  porto  più  sicuro  :  in  capo  di  otto  gior- 
ni tornai  alla  via  medesima  .  In  fine  di  Giu- 
gno aggionsi  a  Ianaica  ,  sempre  con  venti 
traversevoli ,  e  li  navigli  in  peggior  stato  : 
con  tre  bombe  tine  e  caldere,  con  tutta  la 
gente,  non  poteva  revincere  l'acqua  che  nel- 
la nave  in  tra  va  ,  né  vi  era  altra  cura  o  re- 
medio di  questo  .  Messimi  nel  cammino  per 
venire  tutla  fiala  ,  approssimando  alla  Spa- 
gnola, che  sono  28  leghe;  e  non  vorria  a» 
vere  cominciato .  L'  altro  naviglio  scorse  a 
trovar  porto,  quasi  annegato  .  Io  volsi  con- 
trastare la  volta  del  mare:  il  naviglio  sì  mi 
annegò,  che  miracolosamente  Iddio  mi  man- 
dò a  terra  .  Chi  crederà  quello  che  io  scri- 
vo? Dico  che  delle  cento  parie  non  ho  la 
una  scritta  in  questa  presente  leltera  ;  della 
qual  cosa  quelli  che  furono  in  mia  compa- 
gnia lo  testifìcaranno  .  Se  a  Vostre  Maestà 
piace  di  farmi  grazia  di  soccorso  un  navi- 


20 


gl'io  che  passi  di  LXIIII  tonelle  ,  che  sono 
botte  con  200  quintali  di  biscotto  ,  e  alcu- 
na altra  provisione  ;  basterà  per  portarmi  me 
e  questa  povera  gente  a  Spagna.  Dalla  Spa- 
gnola in  Ianaica  già  dissi  che  non  vi  sono 
che  28  leghe.  Io  non  saria  però  andato  al- 
la Spagnola  ,  benché  Vi  navigli  fusseno  sta- 
ti boni ,  perchè  già  dissi  come  mi  fu  co- 
mandato da  Vostre  Maestà  che  non  andassi 
in  terra:  se  questo  comandamento  abbia  gio- 
vato, Dio  il  sa.  Questa  lettera  mando  per 
via  e  mano  dei  Indù:  grande  maraviglia  sa- 
rà, se  la  aggionge. 

Del  mio  viaggio  dico  che  con  me  e  m 
mia  compagnia  veniva  ccnfo  e  cinquanta  uo- 
mini,  fra  quali  vi  erano  persone  assai  suf- 
ficienti per  piloti  e  grandi  marinari:  non  pe- 
rò alcuno  può  dare  ragione  certa  per  dove 
fummo,  nò  per  donde  ritornammo  .  La  ra- 
gione è  presta .  Io  mi  partii  disopra  il  por- 
to del  Brasil  nominato  nella  Spagnola:  non 
mi  lassò  la  fortuna  andare  al  cammino  che 
io  voleva ,  anzi  mi  fu  forza  correre  dove  il 
vento  volse  .  In  questo  dì  cascai  io  molto 
infermo.  Nessuno  aveva  navicato  verso  quel 
la  parte.  Cessò  il  vento  e  il  mare  di  lì  a 
certi  giorni ,  e  mutossi  la  fortuna  in  calma 
e  grande  corrente.  Fui  a  battere  in  una  i 
sola,  quale  si  dice  De  Jas  Pozzas,  e  di  lì 


24 

a  terra  ferma  .  Nissuno  può  dare  conto  ve- 
ro di  questo ,  perchè  non  vi  è  ragione  che 
basti ,  perchè  sempre  andammo  con  corren- 
ti,  senza  mai  vedere  terra,  tanto  numero  di 
giorni  .  Seguitai  la  costa  della  terra  ferma  : 
questa  si  assentò  e  misurò  con  compasso  e 
arte  :  nissuno  vi  è  che  dica  di  basso  qual 
parte  del  cielo  sia.  Quando  io  mi  partii  da 
quivi  per  venire  alla  Spagnola,  li  piloti  pen- 
savano venire  a  mettere  capo  nella  isola  di 
San  Giovanni  ;  e  ci  trovammo  in  terra  dì 
Mago ,  che  vi  sono  400  leghe  di  più  di  quel- 
lo loro  giudicavano  verso  il  Ponente  .  Ri- 
spondano, se  sanno  dove  sia  il  sito  di  Be- 
ragna  ?  Dico  che  non  ponno  dare  altra  ra- 
gione né  conto  ,  salvo  che  furono  a  certe 
terre  dove  vi  era  molto  oro ,  e  certificaron- 
lo  :  ma  per  ritornarvi  saria  bisogno  tornar 
a  discoprirle  come  di  prima  ;  che  il  cammi- 
no è  ignoto .  Un  eonto  e  ragione  di  astro- 
logia vi  è ,  quale  è  certissima ,  e  non  si  può 
errare  .  Chi  la  intende  questo  gli  basti  :  a 
visione  proletica  si  rassomiglia  questo.  Le 
navi  delle  Indie  se  non  navicano  salvo  che 
a  poppa  ,  non  è  per  la  loro  malfattezza ,  co- 
me alcuni  vogliono ,  né  eziandio  per  essere 
molto  grande  .  Li  correnti  terribili ,  insieme 
con  il  vento  che  ivi  occorre,  fanno  che  nis- 
suno navichino  di  altra  sorte,  perchè  in  un 


25 

giorno  perdonano  quello  che  avessìno  gua-» 
dagnato:  nò  anco  eccettuo  caravelle,  anco- 
ra che  siano  Latine  e  Portogallese  ,  che  per 
mali  tempi  si  detengono  alcuna  volta  sei  e 
otto  mesi  in  porto  :  né  è  maraviglia ,  poiché 
in  Spagna  molte  volte  altrettanto  accade  . 

La  gente  di  che  scrive  Papa  Pio  Secon- 
do (9),  il  silo  e  segnali  di  esse,  si  è  par- 
lato ,  ma  non  delli  cavalli ,  pettorali  ,  freni 
di  oro  :  né  è  maraviglia  alcuna,  perchè  ivi 
le  terre  delia  costa  del  mare  non  vi  richie- 
de cavalli ,  ma  più  presto  pescatori  ;  né  io 
vuoisi  restarmi  a  cercare  tali  cose,  perchè  an- 
dava molto  in  fretta  .  In  Cariai  e  in  quelle 
terre  di  sua  giurisdizione  sono  grandi  incan- 
tatori e  molto  spaurosi  :  averianmi  dato  quan- 
to avessi  saputo  addimandare,  perchè  non  vi 
fussi  restato  un'ora.  Quando  aggionsi  ,  in- 
continente mi  mandarono  due  fanciulle  or- 
nate di  ricchi  vestimenti  :  la  più  di  tempo 
non  saria  di  età  di  anni  undici  ,  Y  altra  di 
sntte;  tutte  due  con  tanta  pratica,  contanti 
atti ,  e  tanto  vedere  ,  che  saria  bastato  ,  se 
fossero  state  puttane  pubbliche  vinti  anni  : 
portavano  con  esse  loro  polvere  di  incanta- 
menti ,  e  altre  cose  della  loro  arte  .  Come 
furono  aggionte  ,  comandai  che  fusseno  a- 
domate  di  nostre  cose,  e  le  mandai  subito 
alla  terra  .   Ivi  vedetti  una  sepoltura  dentro 


26 

Bel  monte  grande  come  una  casa ,  e  lavo» 
rata  suttilmente  con  grande  artifìcio  ,  e  un 
corpo  vi  stava  sopra  discoperto,  quale  guar- 
dando dentro  pareva  che  stesse:  di  altre  ar- 
te mi  disseno  quivi  essere  di   più  eccellen- 
za .  Animali  grandi  e  piccoli  vi  sono  assai , 
e  molto  diversi  dalli  nostri  ;  fra  li  quali  io 
vi  vedetti  porci  di  forma  spaventevole ,  che 
un  cane  di  quelli  di  Irlanda  non  ardiva  a- 
spettarli .  Con  una  balestra  aveva  ferito  un 
animale ,  che  proprio  si  rassomiglia  a  gatto- 
maimone,  salvo  che  è  molto  più  grande,  e 
ha  la  faccia  come  volto  di  uomo  :    avevalo 
passato  da  parte  oltre  con  una  saetta  ,   co- 
minciando dal  petto  fino  la  coda;  e  perchè 
era  ferocissimo ,  gli  tagliai  un  pie  dinanzi , 
che  più  presto  parevano  mani,  e  uno  di  die- 
tro .  Li  porci  vedendo  questo  cominciarono 
ad  incresparsi ,  e  fuggirono  tutti   con  gran 
paura  ,  vedendo  il  sangue  di  quelF  altro  ani- 
male .  Io  quando  vedetti  questo,  fecili  but- 
tare le  vegare ,   certi  animali  che  così  le  chia- 
mano ,  dove  elio  stava  ;  e  approssimandomi 
a  lui  così  stando  alla  morte,  e  la  saetta  sem- 
pre nel  corpo ,  gli  butto  la  coda  per  li  lab*- 
bri  della  bocca,  e  gli  amarro  (io)  molto  for- 
te, e  con  l'altra  mano  vi  era  restata  lo  pi- 
glio dietro  la  coppa ,  come  a  nemico .    Lo 
atto  così  grande  e  novo,  e  bella  campagna, 


27 

e  monteria  (i i)  mi  fece  scrìvere  questo  a 
Vostre  Maestà  .  Di  molle  forme  di  animali 
vi  erano,  ma  tutti  morono  di  diverse  malat- 
tie :  vedetti  animali  di  più  sorte  assai,  leo- 
ni ,  cervi,  e  altri  animali  scorsi  quasi  rasso- 
miglianti ,  e  così  augelli  volatili  :  vedetti  gal- 
line molto  grandi,  che  le  piume  loro  erano 
come  lana  ,  né  più  ne  manco  .  Quando  io 
andava  per  quello  mare  in  pena  e  affanno  , 
in  alcuni  intrò  certa  fantasìa  nella  testa  che 
Rissimo  da  costoro  stati  incantati;  e  oggidì 
stanno  in  tal  proposito .  Trovai  ancora  altra 
gente  che  mangiavano  uomini  come  noi  al- 
tri mangiamo  altri  animali  ;  e  questo  è  cer- 
to :  la  deformità  delli  loro  visi  e  fattezze  lo 
conferma  (12).  Ivi  dicono  che  vi  sono  gran- 
de minere  di  rame  e  torce  di  rame  e  altre 
cose  lavorate  saldate  e  gittate  avei  da  loro  : 
e  vi  è  ancora  tutto  suo  apparecchio  come 
di  orefici  .  Ivi  vanno  vestiti;  e  in  quella  pro- 
vincia vedetti  lenzuoli  grandi  di  bombaso  la- 
vorali di  suttilissimi  lavori  ;  e  altri  ne  vedet- 
ti dipinti  mollo  sultilmente  con  colori  e  pen- 
nelli. Dicono  che  nella  terra  a  dentro  ver- 
so il  Cataio  li  lenzuoli  loro  sono  tessutici 
oro.  Di  tutte  queste  terre  e  delle  cose  di- 
verse che  in  elle  vi  sono ,  per  mancamento 
di  lingua,  non  si  può  sapere  così  presto  .  Li 
popoli  benché  siano  spessi,  tutti  hanno* drf- 


28 

ferenziata  lingua  ,  e  tanto  dico  differenzia- 
ta ,  che  l'uno  l'altro  non  intende  più,  che 
noi  ci  intendiamo  con  quelli  ól  Arabia  :  e 
a  mio  giudicio  credo  che  qucs!o  sia  nella 
gente  che  sta  dietro  alla  costa  dei  mare,  che 
è  quasi  come  silvestre ,  ma  non  nella  terra 
a  dentro  . 

Quando  discopersi  le  Indie ,  dissi  a  Vo- 
stre Maestà  che  erano  della  più  ricca  signo- 
ria che  nei  mondo  fusse  :  io  dissi  dell'  oro 
perle  pietre  preziose  spezierie  ,  e  di  tratti 
fiere  mercanzie  e  altre  cose  ;  e  perchè  tut- 
te queste  cose  così  in  un  tratto  non  venne- 
no  a  luce,  fui  scandalizzato  :  onde  per  que- 
sto castigo  e  ammonizione,  adesso  mi  fa  che 
non  dica  ,  ne  scriva  ,  salvo  quello  che  io 
uditti  dalli  naturali  della  terra.  Di  una  ardi- 
sco dovere  scrivere ,  perchè  molti  mi  sono 
testimonio,  che  io  vedetti  in  queste  terre  di 
Beragna  maggior  segnai  di  oro  in  due  gior- 
ni primi ,  che  non  abbia  visto  nella  Spagno- 
la in  quattro  anni  :  e  ancora  le  terre  di  sua 
giurisdizione  non  poriano  essere  più  belle, 
né  più  lavorate  di  quello  che  sono  ,  né  le 
genti  più  codarde  e  di  poco  animo  di  quel- 
lo che  sono  ,  né  il  porto  poria  essere  me- 
gliore  di  quello  che  è  ,  e  il  fiume  bellissi- 
mo, e  più  dei  mondo  difensibile.  Tutto  que- 
sto è  sicurtà  e  certezza  di  signoreggiare  a' 


29 

Cristiani,  con  grande  speranza  di  onore,  e 
accrescimento  della  sacra  Religione  Cristia- 
na .  il  sappiano  Vostre  Maestà  die  il  cam- 
mino per  andarvi  sarà  così  breve  ,  come  an- 
dar alla  Spagnola,   perchè  questo  ha  da  es- 
sere navicalo  con  vento  di  altra  forma .  Tan- 
lo  Vostre  Maestà  sono  certi  di  essere  signo- 
ri e  patroni  di  queste  terre  ,  come  di  Spa- 
gna e  Granala.  Sue  navi  che  vi  andaranno, 
poranno  dire  che  vadino  a  casa  sua  ;    e   di 
lì  cavaranno  oro  assai.  Nelle  altre  terre,  per 
avere  oro  ,   è  forza  Fidarsi  di  uno  di  quelli 
salvatichi  ;  o  per  avere  di  quelle  cose  che  vi 
sono,  conviene  averle  per  forza,  e  non  sen- 
za grandissimo  pericolo  della  vita  loro  . 

Le  altre  cose  che  io  lasso  di  dire ,  J$ià 
dissi  la  causa.  INon  dico  così,  ne  mi  affer- 
mo con  il  tridoppio  di  tutto  quello  che  mai 
abbia  ditto  nò  scritto;  e  dico  questa  è  la  fon- 
te, dove  io  sono.  Veneziani  Genovesi  e  bit* 
te  genti ,  che  abbiano  perle  pietre  preziose 
e  altre  cose  di  valore  ,  tutti  li  portano  fino 
in  capo  del  mondo  per  barattarle  e  vender- 
le ,  e  finalmente  convertirle  in  oro  (i3)  .  Lo 
oro  è   metallo  sopra  gli  altri  eccellentissimo, 
e  dell'  oro  si  fanno  li  tesori  ,  e  chi  lo  tiene 
fa  e  opera  quanto  vuole  nel  mondo,  e  fi- 
nalmente   aggionge  a  mandare  le  anime  al 
Paradiso  .  Li  signori  di  quelle  terre  del  ter- 


3o 

ritorio  di  Beragna  quando  muoiono  sotter- 
rano li  corpi  loro  con  quanto  oro  che  ab- 
biano ;  e  così  è  sua  usanza  .  A  Salomone 
portarono  in  una  volta  seicento  e  cinquan- 
tasei quintali  di  oro,  senza  quello  che  por- 
tarono li  marinari  e  mercatanti,  e  senza  quel- 
lo che  pagarono  in  Arabia.  Un  quintale  pe- 
sa i5o  lire.  Di  questo  oro  Salomone  fece 
fare  200  lancie  e  trecento  scuti ,  e  fecesi  fa- 
re un  tavolato  di  oro,  che  gli  aveva  da  sta- 
re in  cima  loro,  tutto  di  oro,  adornato  dì 
molte  pietre  preziose  ;  e  ancora  fecesi  fare 
di  questo  oro  molte  altre  cose  ,  vasi  gran- 
di molti  adornati  similmente  di  pietre  pre- 
ziose ,  ricchissima  cosa  .  GiosefTo  de  Anti- 
quitatibus  Iudaeorurn  lo  scrive;  e  ancora  nel 
Paralipomenon  ,  e  nel  Libro  dei  Re  si  scri- 
ve questo  .  Gioseflo  vole  che  questo  oro  si 
avesse  nella  isola  Aurea  appellata  (14)  :  la 
qual  cosa  se  così  fosse,  dico  che  quelle  mi- 
nere  della  Aurea  sono  le  medesime  che  si 
contengono  con  queste  di  Beragna  ;  perchè  , 
come  vi  dissi  ,  si  allonga  al  Ponente  XX 
giornate,  e  sono  in  una  distanza  lungi  dai 
polo ,  e  anche  dalla  linea .  Salomone  com- 
prò tutto  quello  oro  pietre  preziose  e  ar- 
gento da  mercatanti  :  Vostre  Maestà  lo  pon- 
no  ad  ogni  sua  requisizione  far  ricogliere, 
se  gli  piace,  senza  alcuno  pericolo.  David 


3i 

nel  suo  testamento  lassò  tre  mille  quintali 
di  oro  delle  Indie  isole  a  Salomone  ,  per 
aiutar  ad  edificare  il  Tempio  ;  e ,  secondo 
scrive  GiosefTo  ,  David  era  di  queste  mede- 
sime terre ,  e  così  si  legge  .  Gerusalemme 
e  il  Monte  Sion,  come  si  scrive,  ha  da  es- 
sere reedificato  per  mano  di  Cristiano .  Chi 
ha  da  essere  questo  ?  Dio  per  bocca  del  Pro- 
feta nel  decimo  quarto  Salmo  così  lo  dice  . 
Lo  Abate  Ioachim  disse  che  questa  perso- 
na aveva  da  essere  di  Spagna  .  Santo  Ge- 
ronimo a  quella  santa  donna  gli  mostrò  il 
cammino  per  doverlo  fare.  Lo  imperatore 
del  Calaio  già  molti  giorni  domandò  e  fe- 
ce gran  cosa  per  avere  uomini  intelligenti, 
che  gli  insegnassino  nella  Fede  di  Cristo  , 
Chi  sarà  colui  che  se  li  offerisca  a  farceli 
avere  ?  Se  Iddio  mi  porta  con  bene  a  Spa- 
gna ,  io  prometto  a  Vostre  Maestà ,  e  mi  ob- 
bligo condurceli  io,  con  l'aiuto  di  Dio,  sa- 
ni e  salvi  :  e  così  la  metterò  in  opera ,  co- 
me lo  dico. 

Questa  gente  quale  è  venuta  con  me,  quel- 
la che  è  ritornata  ha  passato  grandissimi  sten- 
ti e  pericoli  della  loro  vita  :  domando  di  gra- 
zia a  Vostre  Maestà  che  si  facciano  paga- 
re incontinente,  a  causa  che  sono  poveri,  e 
che  secondo  la  loro  condizione  Vostre  Mae- 
stà gli  facciano  qualche  grazia  ,  acciò  un  al- 


32 

Ira  volta  abbiano  a  servire  Vostre  Maestà  di 
bon  core  ;  che  a  mio  giudicio  a  quanto  cre- 
do, gli  portano  le  megliori  novelle  che  mai 
portasse  uomo  in  Spagna.    Lo  oro  che  a- 
veva  il  Signore  di  Beragna ,  benché  secon- 
do informazione  fusse  molto,  e  ancora  dei- 
li  suoi  sudditi  e  terre  circonvicine,  non  mi 
parve  doverglielo  torre  per  via  di  latrocinio; 
né  ancora  non  era  servizio  di  Vostre  Mae- 
stà di  pigliarlo  per  via  di  robamento .   Il  boa 
ordine  eviterà  scandalo  e  mata  fama  di  Vo- 
stre Maestà  ;  e  con  bon  modo  a/Tatto  il  ca- 
varemo,  e  lo  faremo  ritornare  al  tesoro  di 
Vostre  Maestà  ,  che  non  vi  mancherà  gra- 
no ,  per  quanto  che'l  sia  grande  quantità. 
Con  un  mese  di  bon  tempo  io  avria  fini- 
to tutto  il  mio  viaggio  ,  e  per  mancamen- 
to di  navigli  non  volsi  stare  ad  aspettare  per 
tornarvi  :  ma  per  ogni  cosa  ,  che  in  servi- 
zio sia  di  Vostre  Maestà,  mi  ofFero,  e  spe- 
ro in  quello  onnipotente  Iddio,  che  mi  fe- 
ce ,  dandomi  sanità  ,    trovare  cose  e  vie  a- 
scondite ,  delle  quali  Vostre  Maestà  con  tut- 
ta la  Cristianità  se  ne  allegraranno  e  faran- 
no festa  meritamente.  Io  credo  che  Vostre 
Maestà  si  debbano  arricordare  ,  che  io  vo- 
leva far  fare  certi  navigli  di  nova  forma;  ma 
la  brevità  del  tempo  non  mi  lassò ,  perchè 
io  già  aveva  visto  quello  gli  era  bisogno  per 


3 


» 


vi  dovere  navicare,  per  rispello  che  ivi  so- 
no altre  sorti  di  mare  e  venti  .  Se  a  Dio 
piacerà,  lo  metteremo  in  opera,  come  sia 
aggiorno ,  piacendo  a  Vostre  Maestà  . 

lo  ho  in  più  estimazione  questa  t'accen- 
da di  queste  terre  e  minere  con  questa  sca- 
la e  signoria ,  che  tutlo  l' altro  che  ho  fat- 
to nelle  Indie  isole  .  Non  è  figlio  questo 
per  dar  a  nutrire  a  matrigna  .  Della  Spa- 
gnola ,  della  Paria ,  e  delle  altre  terre  non 
me  ne  arricordo  mai ,  che  le  lacrime  non 
mi  cadano  dagli  occhi  (i5).  Credevami  io 
che  lo  esempio  di  queste  dovesse  essere  per 
queste  altre  .  Al  contrario  loro  stanno  con 
3a  bocca  in  giuso ,  benché  non  muoiono  . 
La  infermità  è  incurabile  ,  o  molto  longa  . 
Chi  fu  causa  di  questo  venga  adesso ,  se 
può  ,  o  se  sa,  a  curarle  .  A  discomporre 
ognuno  è  maestro  ;  ma  a  comporre  pochi 
maestri  vi  si  trova  .  Le  grazie  e  accresci- 
menti sempre  si  sogliono  dare  a  chi  ha  po- 
sto il  corpo  e  la  vita  al  pericolo  ;  né  è  ra- 
gione che  chi  è  stato  tanto  contrario  in  que- 
sta negoziazione  le  godano ,  né  suoi  eredi . 
Quelli  che  si  fuggirono  delle  Indie  per  fug- 
gir fatiche,  dicendo  male  di  loro  e  di  me, 
tornarono  con  commissioni  ;  e  così  adesso 
si  ordinava  di  Beragna  :  malo  esempio  ,  e 
senza  utile  di  questa  impresa .  E  per  rispet- 
4 


34 

t©  della  giustìzia  del  mondo ,  questa  paura 
con  altri  casi  assai ,  mi  fece  e  constrinse  do- 
mandare di  grazia  a  Vostre  Maestà ,  che 
anzi  che  io  venissi  a  discoprire  queste  iso- 
le e  terre  ferme,  me  le  volessino  a  me  las- 
sare governare  in  suo  nome  reale  .  Piac- 
queli ,  e  mi  fu  concesso  con  privilegio  e  as- 
sento ,  e  con  sigillo  e  giuramento:  e  mi  in- 
titolarono di  Vice  Re  Almirante  e  Gover- 
natore generale  del  tutto ,  e  mi  assegnaro- 
no il  termino  sopra  la  isola  delli  Astori  cen- 
to leghe  r  e  quelle  del  Capo  Verde ,  che 
passano  di  polo  a  polo  per  linea  :  e  di  que- 
sto e  di  tutto  quello  che  ogni  dì  sì  disco- 
prisse: e  mi  diedeno  ancora  potere  ampio, 
come  la  scrittura  parla  . 

Altro  negozio  famosissimo  sta  con  li  brac- 
ci aperti  chiamando  :  Forestiero  è  stato  fan 
adesso.  Sette  anni  stetti  io  in  corte  di  Vo- 
stre Maestà ,  che  a  quanti  di  questa  impre- 
sa si  parlava,  tutti  ad  una  voce  diceano  che 
eran  ciance  e  pataraggie  (16):  al  presente 
fino  li  sartori  e  calzolari  domandano  di  gra- 
zia a  Vostre  Maestà  per  discoprire  terre  . 
E  da  credere  che  vanno  assaltando  :  e  se  Vo- 
stre Maestà  gli  concedeno  che  ,  con  molto 
pregiudicio  della  impresa  e  del  mio  onore, 
recuperino  cosa  alcuna  ;  bona  cosa  è  dare  a 
Dio  il  suo,  e  a  Cesare  quello  gli  apparile- 


35 

fte  :  e  questa  è  giusta  sentenza  ,  e  di  giusto 
Principe.  Le  terre  che  obbediscono  e  oqgno- 
scono  Vostre  Maestà  per  suoi  superiori  di 
queste  isole  sono  più  ,  che  tutte  le  altre  de' 
Cristiani,  ricchissime,  da  poi  che  io  per  Di- 
vina volontà  più  presto,  che  per  sapere  ,  le 
ho  poste  sotto  la  sua  reale  e  alla  signoria; 
e  poste  dico  in  termino  per  avere  Vostre 
Maestà  di  esse  grandissime  intrate.  Alla  irn- 
provisa  aspettando  io  la  nave  per  me  do- 
mandata a  Vostre  Maestà  per  venire  al  suo 
allo  conspetto  ,  con  vittorie  e  grande  nove 
di  oro  e  di  diverse  ricchezze ,  molto  alle- 
gro e  sicuro  tenendomi  essere  ;  fui  preso  e 
messo  in  un  naviglio  con  due  fratelli,  ca- 
ricato di  ferri,  nudo  in  corpo,  con  mollo 
male  trattamento,  senza  essere  chiamato,  né 
ancora  vinto  per  giustizia  .  Chi  vorrà  cre- 
dere che  un  povero  forestiero  si  avesse  vo- 
luto alzarsi  in  tal  luogo  contro  Vostre  Mae- 
stà ,  senza  causa ,  e  senza  braccio  alcuno  di 
altro  Principe?  Massimamente  essendo  io  so- 
lo in  mezzo  tutti  questi,  che  con  mi  era- 
no, suoi  vassalli  e  naturali  di  regni  di  Vo- 
stre Maestà:  e  ancora  avuto  rispetto  che  io 
teneva  tutti  li  figlioli  miei  in  sua  real  cor- 
te. Io  venni  a  servire  Vostre  Maestà  di  tem- 
po di  anni  28,  e  adesso  non  ho  capello  che 
non  sia  canuto,    il  corpo  debile  e  infermo 


36 

e  tutto  dannato  .  Quanto  io  aveva  portata 
con  me ,  da  costoro  mi  fu  tolto  ogni  cosa 
a  me  e  miei  fratelli ,  fino  il  saio  ;  senza  es- 
sere né  udito  riè  visto,  con  grande  mio  dis- 
onore .  E  da  credere  che  questo  non  si  fa- 
cesse per  suo  reale  mandamento:  e  se  cosi 
è,  come  dico,  la  restituzione  del  mio  ono- 
re e  de' miei  danni,  e  castigamento  a  chi  lo 
ha  fatto  ,  faranno  Vostre  Maestà  sonare  per 
tatto  il  mondo  :  e  altrettanto  di  coloro  che 
mi  hanno  rubato  le  ricchezze ,  e  mi  hanno 
fatto  danno  nel  mio  Àlmirantado.  Grandis- 
sima, fama  e  virtù  con  esempio  sarà  a  Vo- 
stre Maestà ,  se  questo  fanno, ,  e  resterà  in 
Spagna  e  in  ogni  altro  luogo  gloriosa  me- 
moria di  loro ,  come  aggradevoli  e  giusti 
Principi.  La  intenzione  bona  e  sana,  qua- 
le sempre  ebbi  al  servire  di  Vostre  Maestà,, 
e  il  disonore  e  remerito  tanto  diseguale ,  non 
dà  luogo  all'anima  che  taccia,  benché  io  vo- 
glia: della  qual  cosa  domando  a  Vostre  Mae- 
stà perdono  . 

Io  sono  restato  così,  perso  e  disfatto.  Io 
ho  pianto  fin  qui  per  altri,  che  Vostre  Mae- 
stà gli  abbiano  misericordia  (17)  .  Pianga 
adesso  il  cielo,  e  pianga  per  me  la  terra 
nel  temporale ,  che  non  ho  sola  una  quat- 
trina  ,  per  far  offerta  in  spirituale .  lo  sono 
restato  qua  nelle  Indie  isole  della  forma  cha 


37 


ho  sópra  ditta,  isolalo,  in  gran  pena  e  in- 
fermo ,  aspettando  ogni  dì  la  morte,  e  cir- 
condato da  innumerabili  selvaggi  pieni  di 
crudeltà  e  nemici  nostri  ;  e  così  lungi  da 
Sacramenti  della  Santa  Madre  Chiesa  ,  che 
credo  si  smenticherà  questa  anima ,  se  del 
corpo  esce  fuora  .  Pianga  per  me  chi  ha 
carità  verità  o  giustizia .  Io  non  venni  a 
questo  viaggio  a  navigare  per  guadagnare 
onore  né  roba  :  questo  è  certo  ,  perchè  la 
speranza  era  del  tutto  già  persa  ;  ma  vi  ven- 
ni per  servire  a  Vostre  Maestà  con  sana  in- 
tenzione e  bon  zelo  di  carità:  e  non  men- 
to .  Supplico  a  Vostre  Maestà  che ,  se  Dio 
vuole  che  possa  di  qua  salirmi ,  che  mi  vo- 
gliano concedere  ,  e  abbiano  per  bene  che 
io  vada  a  Roma  e  altre  peregrinazioni.  Cui 
e  vite  e  alto  stato  la  Santa  Trinità  conser- 
vi e  accresca  .  Data  nelle  Indie  nella  isola 
di  Ianaica  a  7  di  Iulio  del  i5o3. 


39 
ANNOTAZIONI 


Pag.  5  Calese  (i)  Partì  Colombo  da  Ca- 
dice per  questo  suo  quarto  de  viaggi  fat- 
ti d9  ordine  dei  Re  di  Spagna  addì  IX 
Maggio  dell'  anno  MDII ,  secondo  che^ 
scrivono  il  figlio  Fernando  nella  Vita  di 
lui  Cap.  88,  e  l' Herrera  nell'Istoria  dei 
Viaggi'  e  delle  Conquiste  degli  Spagnuo- 
li  neir  Indie  Occidentali  Deca  I.  Lio.  5 

Cap.  2  . 

Per  Calese  è  già  da  intendersi  Cadice , 
nominato  Caliz  da  Fernando  suddetto  nel 
Capo  88  ,  e  Calis  da  Americo  Vespucci 
nelle  Lettere  de'  suoi  Viaggi  (p.  6,  32,  35, 
40,  71 ,  ed.  Fior.  1745  )  ,  dall'  Oviedo  nelV 
Istoria  dell'Indie  Cap.  I,  e  da  altri.  Ne' 
bassi  tempi  volgarmente  Cades  dire  si  so- 
leva ;  siccome  ne  vecchi  Portolani  trovasi 
scritto ,  e  ancora  in  due  mie  Carte  Nau- 
tiche lavorate  da  Veneziani;  V  una  che  por- 
ta V  anno  i368,  nel  secolo  seguente  pos- 
seduta dalli  Certosini  di  Fiorenza  per  te- 
stamento di  Niccolò  Corbizzi;  V  altra  con 
le  parole  Iachobus  de  Ziroldis  de  Venetiis  me 
fecit  anno  Dui  M.  CCCC.  XXVI ,  riferi- 
ta dal  Conte  Gianr inaldo  Carli  nella  Let- 


4o 

fera  ali 'Ab.  Testa  intorno  alla  scoperta 
dell'  America  *  Né  altrimenti  Cadice  si  no- 
mina  in  un  Trattato  generale  di  Naviga- 
zione ,  composto  l'anno  1444  da  Pietro  di 
Versi  Veneziano ,  che  io  parimente  in  un 
codice  di  quel  tempo  posseggo  . 

t)i  quesf  opera  sconosciuta  giovi  ora  sa- 
pere eh'  è  intitolata  :  Alcune  Raxion  de  Ma- 
riti eri  de  mi  Piero  di  Versi ,  e  che  essen- 
done stato  V autore  uomo  di  marina,  sic- 
come bene  apparisce,  è  dettata  nel  linguag- 
gio della  gente  di  quel  mestiere  .  Vi  sono 
al  principio  la  Bagione  dell'  Epatta  ,  la 
Tregge  del  levare  del  tramontare  e  dell'  e - 
ià  della  Luna  ,  il  modo  di  sapere  le  ore 
del  giorno  in  mare ,  e  quello  di  trovare  la 
Pasqua ,  si  de  Cristiani  come  degli  Ebrei, 
con  più  altre  osservazioni  astronomiche  al- 
la navigazione  appartenenti .  Sono  poi  fis- 
sati li  Punti  di  Stella  ,  cioè  qué  giorni  ne' 
quali,  col  levarsi  alcune  stelle ,  che  vengo- 
no chiamate  co9  nomi  diversi  dagli  odier- 
ni ,  burrasche  0  bonaccie  sogliono  accade- 
re: e  a  maggior  intelligenza  segue  un  Ca- 
lendario annuo ,  che  comincia  da  Marzo 
e  finisce  in  Febbraio  colli  punti  medesimi 
contrassegnati .  Viene  appresso  il  Portola- 
no,  che  le  posizioni  e  distanze  dei  porti  de* 
Mari  tutti  allora  soliti  ad  essere  navigati f 


4* 

nta  per  miglia  ora  per  leghe,  dinota;  il 
quale  dal  nostro  porto  comincia ,  coli'  u- 
sarvisì  precisione  maggiore,  che  quanto  ad 
altri ,  neli'  insegnarne  V  uscita  e  f  entrata, 
conforme  alla  veduta  di  varie  altezze  .  Vi 
è  poi  notato  il  tempo  del  flusso  e  riflusso 
del  mare  né "porti di  Spagna,  di  Fiandra, 
d1 Inghilterra  e  d!  Irlanda  :  e  quanto  alla 
Fiandra  con  minuti  contrassegni  messi  an~ 
e  or  a  si  veggono  li  fondi  e  li  scandagli  dell' 
acqua  né  canali,  onde  poter  evitare  le  sec- 
che, e  incontrare  il  fondo  maggiore  per  tut- 
ti qué  porti  :  inoltre  si  registrano  le  spese 
e  le  gabelle ,  che  nel  farsi  scala  dalle  Ga- 
lere P^eneziane  a  quella  parte  occorreva  pa- 
gare .  Succedono  gli  Ordini  sulla  discipli- 
na delle  Galere  Veneziane ,  stabiliti  nelly 
anno  1428  da  Andrea  Mocenico  Capita- 
no Generale;  né  quali  sovente  spese  gior- 
naliere di  mantenimento ,  provigioni,  sa- 
larli ,  ed  usanze,  come  provenute  ab  anti- 
quo, osservate  vi  s9  incontrano  :  poi  regole 
misure  e  conteggi  si  mettono  per  formare 
ogni  sorte  di  vele  Latine  .  Alla  fine  v'  è 
La  Raxion  chiamada  del  Martoloio  per  na- 
vegar  a  mente  .  Questo  Ammaestramento 
ancora  in  altri  codici  a  penna,  contenen- 
ti V  opera  medesima ,  o  tutta  o  in  parte, 
senza  però  il  nome  di  Pietro  Versi ,  s' è 


42 

già  veduto  ;  e  in  uno  specialmente  che  dal 
Doge  Marco  Fo  se  ari  ni  s' aveva,  e  dal  Car- 
li nella  citata  Dissertazione  è  allegato  ;  dal 
quale  medesimo  il  Toaldo  tutto  ciò  prese 
che  su  questo  proposito  contenevasi ,  e  lo 
diede  fuori  ne'  Saggi  di  Studii  Veneti  , 
operetta  stampata  in  Venezia  nelV  anno 
1 782  :  ma  bene  con  più  estesa  dettatura  il 
codice  mio  presenta  e  meglio  fa  conoscere 
quel  modo  usitato  di  navigare  a  mente  ;  ve- 
dendovisi  ancora  con  la  formola  di  esso 
molti  problemi  di  cose  nautiche  francamen- 
te sciolti ,  Nella  Carta  Nautica  d? Andrea 
Bianco  del  1436 ,  esistente  in  questa  Re- 
gia Biblioteca  di  Venezia ,  la  Regola  del 
Martologio  t>?  è  pure  rappresentata  ;  succin- 
tamente però  ,  e  come  il  Formaleoni  V  ha 
prodotta  nel  Saggio  sulla  Nautica  antica 
dei  Veneziani ',  neW anno  1783  stampato; 
dove  il  parere  mio  si  vede ,  ■  che  Martolo- 
gio sia  voce  Greca ,  provenuta  da  O'^upra- 
&óyiov,  Homartologiuni,  cioè  Trattato  o  Di- 
scorso d'Accompagnamento.  Ma  sulla  Nau- 
tica, salii  Viaggi,  sul  Commercio  dei  Ve- 
neziani,  anche  dopo  essersene  tanto  scrit- 
to ,  non  poco  ancora  resta  da  sapersi ,  o 
da  essere  più  acconciamente  trattato . 

Pag.  5.  Ianaica  (2)  Ex  affatto  da  creder- 
si che  non  Iamaìca  ,  ma  fanaica  nelll  ori* 


43 

ghiaie  Spaglinolo  si  trovi;  abbenchè  strana 
sembri  questa  denominazione .  Di  fatto  che 
Colombo  zonse  a  una  isola  chiamata  da  pae- 
sani lamaica,  ma,  come  Jui  dice,  dalli  cos- 
mografi ditta  Ianna  mazor,  legge  si  nel  Ca- 
po quindicesimo  del  Libretto  di  tutta  la  na- 
vigazione dei  Re  di  Spagna  delle  isole  e  ter- 
reni nuovamente  trovali ,  stampato  in  Ve- 
nezia per  Alberto  Vercellese  da  Lisona  nel 
i5o4  in  4 . 

Questo  rarissimo  libri cciuolo  è  scritto  in 
linguaggio  quasi  del  tutto  Veneziano ,  es- 
sendone la  dettatura  di  Angelo  Trivigiano 
Segretario  di  Domenico  Pisani  nel  i5oi 
ambasciatore  Veneziano  in  Ispagna  ,  e  fu 
tratto  dalla  prima  delle  Deche  Latine  di 
Pietro  Martire  d' Anghiera  De  rebus  O- 
ceanicis  :  della  quale  non  ancora  rifatta  e 
accresciuta  dall'  autore ,  come  ora  con  le 
altre  si  trova  ,  alcuni  Bibliografi  presso  il 
Mazzucchelli  (Scrittori  d' Italia  T.  1.  P.  IL 
P*  776  )  ne  citano  uri  edizione  di  Siviglia 
de  II'  anno  i5oo,  da  me  non  mai  veduta, 
e  per  quello  che  qui  appresso  è  da  legger- 
si ,  forse  ne  pure  da  altri.  Ciò  mi  riuscì 
di  conoscere  coli9  esame  di  un  testo  a  pen~ 
na  di  Lettere  dal  Trivi  giano  a  Domenico 
Malipiero  nostro  gentiluomo  scritte,  dal 
Doge  Foscarini  riferito  (  Lettera*.  Venez, 


44 

p.  427  )  ;  il  quale  fu  da  me  già  veduto  nel- 
la preziosissima  biblioteca  del  defunto  Sl- 
bate  Canonici,  e  recentemente  indicato  ai 
chiarissimo  Sig.  Giuseppe  Vernazza  di  Fre- 
ncy9  cui  tornò  a  proposito  di  accennarlo 
a  carte  355  del  libro  della  Patria  di  Co- 
lombo ,  nel  1 808  in  Pisa  impresso  .  Da 
Granata  addì  21  agosto  dell'  anno  i5or 
così  il  Trivi  giano  al  Malipiero  scriveva  : 
Io  ho  tenuto  tanto  mezzo .  che  ho  presa 
pratica  e  gran  amicizia  con  il  Colombo;  i! 
quale  al  presente  sì  attrova  qui  in  gran  dcs» 
dita,  mal  in  grazia  di  questi  Re,  e  con  po- 
chi denari .  Per  suo  mezzo  ho  mandato  a 
far  far  a  Palos  ,  che  è  un  luogo  dove  non 
abita  ,  salvo  che  marinari  e  uomini  pratiche 
di  quel  viaggio  del  Colombo,  una  Carta  ad 
instanza  della  Magnificenza  Vostra  ;  la  qua! 
sarà  benissimo  fatta  ,  e  copiosa  e  particolar 
di  quanto  paese  è  scoperto  .  Qui  non  ce  n9 
è  ,  salvo  una  di  detto  Colombo  ,  né  è  uomo 
che  ne  sappia  far.  Bisognerà  tardar  qualche 
giorno  ad  aver  questa,  perchè  Palos,  dove 
la  se  fa  ,  è  lontano  da  qua  700  miglia  :  e 
poi  come  la  sarà  fatta,  non  so  come  la  po- 
trò mandar,  perchè  l'ho  fatta  far  del  com- 
passo grande ,  perchè  la  sia  più  bella  .  Du- 
bito che  '1  bisognerà  che  la  Magn.  V.  aspet- 
ti la  nostra  venula,  che  di  ragione  non  do- 


yeria  tardar  molto;  che'l  sarà  presto  uno  ari* 
no  che  siamo  i'uora  .  Circa  il  Trattato  del 
Viaggio  di  detto  Colombo,  uno  valentuomo 
l'ha  composto,  et  è  una  diceria  molto  lon- 
ga  .  L'  ho  copiata  ,  e  ho  la  copia  appresso 
di  me  ;  ma  è  sì  grande  ,  che  non  ho  mo- 
do di  mandarla  ,  se  non  a  poco  a  poco  . 
Mando  al  presente  alla  Magri.  V.  il  primo 
libro,  quale  ho  traslatato  in  volgare  per  mag- 
gior sua  comodità.  Il  compositor  di  questa 
è  lo  ambassator  di  questi  Serenissimi  Re  ,' 
ohe  va  al  Soldano  ;  il  quale  vien  lì  con  a- 
nimo  di  presentarla  al  Serenissimo  Prencipe 
mostro,  il  qual  penso  la  farà  stampar;  e  co- 
sì la  Magn.  V.  ne  averà  copia  perfetta  .  Da 
questo  passo  poteva  il  Foscarini  accorger- 
si  che  il  compositore  indicato  era  Pietra 
Martire  a1' Ringhiera;  mentre  egli  medesi- 
mo di  quella  sua  venuta  a  Venezia  nel  pri- 
mo de  libri,  che  scrisse  intorno  alla  sua  Le- 
gazione Babilonica ,  distinta  ricordanza  ne 
ha  fatta  .  Fu  poi  il  testo  del  surn mento- 
vato Libretto ,  senza  le  Lettere  del  Trivi- 
giano  ,  che  lo  accompagnavano ,  e  rimase- 
ro sempre  inedite ,  riprodotto  come  Libro 
Quarto  nella  prima  Collezione  di  Viaggi 
stampata  in  Vicenza  nel  1607  per  opera 
di  un  Fr acanzio ,  che  ivi  professava  Lette- 
j''~j  ed  era  nativo  da  Monte  Ali oda 7o ,  ter*. 


46 

ra  nella  Marea  Anconitana  ;  non  dì  un 
Montalboddo  Fracanzano  Vicentino ,  sic- 
come scrittori  anche  di  grande  merito  in- 
dotti furono  a  nominare  quel  raccoglitore 
dalla  guasta  lezione,  che  il  libro  nella  let- 
tera dedicatoria ,  con  altre  molte  d'  impor- 
tanza, presenta:  le  quali  bene  spesso  ven* 
nero  adottate  da  Fra  Arcangelo  da  Ma- 
drignano  nella  sua  traduzione  Latina  del 
testo  Vicentino ,  prima  impressa  in  Milano 
nel  1 5o8 ,  poi  in  Basilea  e  in  Parigi  nel 
i532  ,  e  di  nuovo  in  Basilea  nel  i53y, 
fra  le  opere  di  diversi ,  raccolte  col  tito- 
lo Novus  Orbis  da  Simone  Grineo  ,  ri- 
stampata . 

Pag.  6  quietare  (3)  Quietare  dallo  Spa- 
gnuolo  Quitar,  come  nel  Francese  Quitter  , 
per  Tralasciare  è  qui  usato:  senza  tralascia- 
re Iob. 

Pag.  7  saranno  (4)  Quesf  avvertenza  al 
lettore  forse  fu  posteriormente  inserita  net- 
la  Lettera  di  Colombo  dall'  editore  Spa- 
gnuolo  neir  anno   1 5o3  . 

Pag.  8  figlio  (5)  Fernando  scrittore  dell* 
Istoria  di  suo  padre  ,  che  di  essersi  seco 
lui  trovato  in  questo  viaggio,  insieme  con 
Bartolommeo  fratello  di  Cristoforo ,  nel 
Capo  88  racconta  :  di  lui  nel  Libico  della 
Patria  di  Colombo  a  carte  106,  287,  ec« 


47 

luone  notizie  si  trovano  ;  né  di  Bartolo m°> 
meo  mancano  memorie,  che  ce  lo  facciano 
bene  conoscere  . 

Pag.  9.  scotto  (6)  Querelandosi  il  Co- 
lombo presso  li  Re  di  Spagna  nellf  anno 
i5o3,  che  dopo  venti  anni  di  servizio  lo- 
ro prestato,  in  povero  stato  trovavasi,  fa 
credere  che  circa  il  1483  incominciato  lo 
avesse;  in  altro  luogo  poi  di  questa  mede- 
sima  Lettera  scrive:  Io  venni  a  servire  Vo- 
stre Maestà  di  tempo  di  anni  28:  e  se  que- 
ste due  epoche  ad  un  anno  medesimo  fos- 
sero da  riferirsi,  converrebbe  credere  eh* 
egli  nascesse  intorno  al  14.55:  quando  pe- 
rò si  sapesse  trattarvisi  di  servizio  non  mai 
stato  interrotto .  Ma  se  a  quest'anno  il  na~ 
scimento  di  Colombo  si  mette  ,  due  altre 
sue  Lettere  riferite  dal  figliuolo  Fernando 
nella  Vita  p.  8.  9  t.  si  oppongono  ;  dalle 
quali  il  Robertson  (  Ist.  dell'  Amer.  T.  I. 
p.  507  ed.  di  Pisa  )  ed  altri ,  che  nel  1447 
egli  nascesse  hanno  dedotto  :  inoltre  nel  li* 
òro  della  Patria  di  Colombo  p.  86.  200. 
documenti  come  certi  s' allegano  eh'  egli  nel 
1437  sia  nato  .  Troppo  a  questo  luogo  sa- 
rebbe da  dirsi  ,  se  fuori  di  dubbio  porre 
si  volessero  V  epoche  della  vita  di  Colom- 
bo; essendovi  intorno  ad  esse  disparere  an- 
che fa  li  più  accreditati  scrittori,  i  quali 


48 

solo  s"  accordano  nel  fissare  la  sua  morte 
al  1 5o6 .  Osservo  soltanto  che  in  questa 
medesima  Lettera ,  e  ne  ir  altra  ancora  del 
1 5o3  ,  accennata  nella  Prefazione  ,  egli 
scrive  eh' era  già  vecchio;  e  nell'anno  pre- 
cedente pure  la  sua  età  avanzata  alla  Cor- 
te di  Spagna  rappresentava ,  siccome  VHer- 
rera  sulla  fede  di  documenti  veduti  lasciò 
scritto  (  Dee.  I.  LJb.  V.  Cap.  I.  )  ;  di  manie- 
ra che  sembra  ragionevole  il  sospettare  che 
errore  di  stampa  sia  avvenuto  nelle  cifre 
numeriche  messe  a  dinotare  gli  anni  28 
dell'  età  ,  in  cui  Colombo  a  servire  il  Re 
di  Spagna  incominciato  aveva  ;  mentre  sult 
epoca  delli  venti  anni  di  servizio  alla  Cor- 
te prestato  anche  l'Herrera  s ?  accorda ,  col 
riportare  V  espressioni  medesime  che  nella 
Lettera  sono  . 

Pag.  12  si  toccherà  con  mano  (7)  Del 
sapere  di  Colombo  in  fatto  di  cosmogra- 
fia 9  di  nautica ,  e  di  altre  discipline  a 
quelle  appartenenti  il  figlio  Fernando  nel 
Capo  terzo  della  Vita  scrive  così:  Nella 
sua  pieciola  età  imparò  lettere  ,  e  studiò  in 
Pavia  tanto ,  che  gli  bastava  per  intendere 
i  Cosmografi ,  alla  cui  lezione  fu  molto  af- 
fezionato :  per  lo  qual  rispetto  ancora  si  die- 
de all'Astrologia  e  alla  Geometria,  perciocr 
<phè  queste  scienzie  sono  in  tal  maniera  con-* 


49 

cafonate  ,  clic  1'  una  non  può  slare  senza  P 
allra  :  e  ancora  perchè  Tolomeo  nel  prin- 
cipio della  sua  Cosmografia  dice  che  niuno 
può  esser  buon  Cosmografo ,  se  ancora  non 
sarà  pittore,  partecipò  ancora  del  Disegno, 
per  piantar  le  terre  e  formar  i  corpi  cos- 
mografici in  piano  e  in  tondo  .  JLnzi  lo 
stesso  Colombo,  se  prestiamo  fede  ad  una 
Lettera  come  di  lui  riportata  da  Fernan- 
do nel  Capo  quarto,  Vanno  1 5oi  alli  Re 
di  Spagna  scriveva:  Di  età  molto  tenera 
io  entrai  in  mare  navigando ,  e  vi  ho  con- 
tinuato fin  oggi  :  e  l' istessa  arte  inclina  a 
chi  la  segue  a  desiderar  di  sapere  i  secreti 
di  questo  mondo  :  e  oggimai  passano  qua- 
ranta anni ,  che  io  uso  per  tutte  quelle  par- 
li che  fin  oggi  si  navigano:  e  i  miei  traf- 
fichi e  conversazione  sono  stati  con  gente 
savia,  così  ecclesiastici,  come  secolari,  e  La- 
tini, e  Greci,  Indiani,  e  Mori,  e  con  mol- 
ti altri  di  altre  sette  .  E  a  questo  mio  de- 
siderio trovai  il  nostro  Signore  mollo  propi- 
zio ;  e  perciò  ebbi  da  lui  spirito  d'  intelli- 
genza .  Della  Navigatoria  mi  fece  molto  in- 
tendente, d'Astrologia  mi  diede  quel  che  ba- 
stava ,  e  così  di  Geometria ,  e  di  Aritmeti- 
ca.  L'animo  mi  donò  ingegnoso,  e  le  ma- 
lli atte  a  disegnar  questa  Sfera ,  e  in  essa 
le  città  ,  i  monti ,  e  i  fiumi ,   le  isole  ,   e  i 


porti  tutti  nel  loro  convenevole  silo.   In  que- 
sto tempo  io  ho  veduto  e  messo  studio  in 
vedere  tutti  i  libri  di  Cosmografia  ,  d' Isto- 
ria, e  di  Filosofìa  e  d'altre  scienzie;  di  mo- 
do che  il  nostro  Signore  aprì  l'intelletto  con 
mano  palpabile  a  me,    acciò  ch'io  navighi 
di  qua  alle  ìndie:  e  mi  fece  volonterosissi- 
mo di  mandar  ciò    ad    esecuzione  .    Degli 
Scrittori  che  il  Colombo  ne' suoi  studii  u- 
sava  in  questa  Lettera  egli  ne  dà  indizio: 
de'  quali  però  non  sempre  bene  espressi  lì 
sentimenti  si  veggono ,  o  per  mancanza  sua,, 
o  dell'  interprete ,  o  pur  anche  dello  stam- 
patore .    Deve  per  altro  esservi  anche  una 
sua  Dichiarazione  della   Carta  Nautica  , 
scritta  in  Spagnuolo  ,  e  insieme  con  un  li- 
bro di  certo  Dottore  Graiales  sullo  stesso 
argomento  stata  messa  a  stampa .  Non  la 
vidi  io  giammai,  né  m'  accorgo  che  altri 
ne  faccia  menzione ,  fuorichè  Antonio  di 
Leon  neW  Epitome  della  Biblioteca  Orien- 
tale e  Occidentale  Nautica  e  Geografica , 
stampata  in  Madrid  nel  1629  in  4,  nella 
quale  a  carie  144  egli  così,  la  registra  :  D. 
CRISTQVÀL  COI  GIS.  Declaracion  de  la 
Tab^a  navigatoria.  Hallase  este  breve  trata- 
do  impresso  con  su  Carta,  que  queda  puesta. 
DOCT.   GRAJALES.  Del  uso  de  la 
Carta  de  uavegar ,  imp.  con  el  refendo  tra- 


tado  de  Coioti  :  e  nel  Catalogo  degli  auto- 
ri al  principio  d'ella  Biblioteca  ambedue 
esse  operette  come  impresse  en  Castellano 
si  mettono  .  Gioverebbe  quella  del  Colom- 
bo ,  o  qualche  alleo  simile  scritto  di  lui  a 
fare  meglio  conoscere  quanto  egli  del  suo 
mestiere  per  teoria  ne  sapesse  ;  giacché  sii 
questo  punto  ne'  libri  degli  scrittori  par- 
ziali, o  per  lui,  o  per  Americo  Vespuc- 
ci ,   grandi  esagerazioni  si  trovano. 

Pag.  19  onorevole  (8)  Trattando  il  Dot- 
tore Guglielmo  Vincent ,  nella  Parte  Se- 
conda dell'  opera  sua  recentemente  pubblica- 
ta in  Inglese  sul  Periplo  del  Mare  Mediter- 
raneo ,  dei  motivi  die  potevano  determina- 
re il  Colombo  a  tentare  un  passaggio  dal~ 
la  Spagna  alle  Indie ,  osserva  che  ancora 
dalle  Tavole  geografiche  ad  esso  anteriori 
poteva  ragionevolmente  esservi  indotto  ;  e 
di  una  esistente  in  Venezia  ,  secondo  il 
Giornale  Bibliografico  di  Milano  ,  Gen- 
naro 1809  p.  55 ,  scrive  così:  Vi  ha  an- 
cora una  circostanza  più  singolare  relativa 
all'  idea  del  passaggio  dalla  Spagna  all'  In- 
dia ;  poiché  io  possedo  ,  per  favore  di  Lord 
Macartney  ,  una  copia  della  Mappa  che  si 
trova  nel  Palazzo  del  Doge  a  Venezia,  de- 
lineata per  P  illustrazione  dei  Viaggi  di  Mar- 
co Polo  ,  o  per  lo  meno  certamente  prima 


Sz 

della  scoperta  dell'America  .  In  questa  Map- 
pa non  vi  ha,  che  mare,  fra  la  Costa  Orlen-» 
tale  della  China  e  la  Costa  Occidentale  deU 
la  Spagna  :  e  sebbene  non  vi  sia  segnata  la 
longitudine,  noi  possiamo  valutarla,  confron* 
tando  questo  spazio  con  altri  della  stessa  car- 
ta, che  ci  sono  noti .  Ora  questo  spazio  mi- 
surato col  compasso  è  eguale  alla  distanza  da 
Ceylan  a  Malacca;  cioè  io  gradi  invece  di 
i5o,  ossia  meno  di  700  miglia  in  li^ogo  di 
10,000  e  più.  Io  non  posso  assicurare  che 
questa  Carta  sia  realmente  di  Marco  Polo  : 
ha  delle  aggiunte  che  non  appartengono  a 
quell'età,  e  contiene  delle  cose  che  non  po- 
tevano essere  allora  conosciute  ;  ma  fu  evi- 
dentemente composta  ed  adattata  per  li  viag- 
gi dell'America.  Noi  abbiamo  pertanto  in 
essa  una  guida  per  formar  la  nostra  opinio- 
ne sui  geografi  di  quel  tempo,  e  sulle  idee 
che  si  erano  formate  delle  parti  sconosciute, 
elei  Globo  ,  e  abbiamo  egualmente  l'origine 
di  quelle  induzioni  che  determinarono  Co- 
lombo a  tentare  un  passaggio  per  l' Occi- 
dente alle  Indie  . 

Ma  per  conoscere  di  quanta  autorità  sia 
la  Tavola  qui  allegata ,  la  quale  nella  Sa- 
la del  Palazzo  pubblico ,  già  detta  della 
Scudo  ,  con  altre  tuttora  si  vede ,  è  da  sa-? 
persi  che  usanza  vecchia  della  Repubblica  *, 


ss 

tàrtiè  ii in  ora  di  a! tri  Prèncipi ,  fu  queliti 
di  teucre  esposte  Tavole  geografiche  nel  pa- 
lazzo pubblico,    per   quel  buon    uso    cti è 
evidente  potersene  trarre  .  Fino  dal  secolo 
quattordicesimo  se  ne  trovavano  ,    se  cre- 
diamo a  Paolo  Morosità,  che  dietro  a  vo- 
ce divulgatasene ,    neW  Istoria  Veneziana 
lo  scrisse  (  p.  2o3  ) .    Certamente  però  in- 
nanzi alla  metà  del  Secolo  quindicesimo  un 
Planisferio  dipinto  vi  era  ,  trovandosi  De- 
creto del  Senato ,  da  me  veduto ,  col  qua- 
le neir  anno  1459  si  ordinò  :  Quod  in  mu- 
ro novo  construendo  ponantur  et  pingantur 
hìstoriae  depictae  In  veteri  muro,  prò  ipsius 
historiae  memoria  antiquitatis  coriservanda  ; 
quae,  antequam  ipse  murus,  iri  quo  pictae 
sunt,  diruatur ,  excipi  et  accopiarì  debeant , 
ut  in  muro  novo  ipsaernet  instaurali  et  de- 
pingi  pòssint.   Et  simiiiter  refìciatur  Descri- 
ptio  Orbis  sive   Mappanmndus,  qui  in  me- 
dio ipsarum   piclurarum  extare  consueverat. 
E  di  fatto  un  Mappamondo  rimesso  vi  e- 
ra  nel  1479,  opera  di  Antonio  Leonardi 
Prete  Veneziano  ,  che  donato  V  aveva  al- 
la Repubblica  insieme  con  una  Tavola  dell9 
Italia  ,  72*?/  Palazzo  parimente  esposta  ;  e 
perciò  con  annuo  beneficio  n'  era  egli  sta- 
io rimunerato  (  Agostini  Scrittori  Venezia- 
ni T.  I.  p.  195):  ma  l'uno  e  P altra pea^ 


s4 

tono  per  incendio  nelV  anno  1488  seguito , 
giusta  la  ricordanza  lasciata  da  anonimo 
scrittore    contemporaneo    in  una  Cronaca 
Veneziana  inedita,  nella  quale  scrivesi  che 
addì  14  Settembre  di  queir  anno  abbruciò 
la  Sala  delle  due  Nape,  dipinta  come  il  Do- 
ge Moro  andò  in  Ancona  ,  e  il  Mappamon- 
do e  la  Italia  ,  che  lece  Pre  Antonio  de  Leo- 
mrdis.  De'  quali  monumenti  al  certo  gra- 
ve  fu  la  perdita ,  attesoché  il  Leonardi  era 
uomo  per  que'  lavori  assai  riputato  :  il  Con- 
sìglio de  T>ieci  nell'anno  1485  conferman- 
dogli Ja  sua  rimunerazione ,  dichiarò  che 
pinxit  Italiani,  cum  tanta  doctrìna  et  rerum 
sdentia  ,  et  diligenza  ac  labore  cenfectam  , 
et   demurn   per  ipsum  Dominio    nostro  do- 
u-tam,  ut  alia  in  toto  mundo  iudicata  fue- 
rit  nec  pulchrior ,    nec  speciosior  ;    e  collo 
stesso  Decreto  fece  ancora  partecipe  della 
pubblica  beneficenza  Sebastiano  Leonardi 
di  lui  allievo,   quem  habuil  coadiutorem  in 
labore  ,  nec  minus  de  praesenti  habet  in  se- 
cunda  pictura  Italiae  longe  augustiore  et  spe- 
ciosiore  ;  opera  anch'  essa  perita  per  fuoco 
nel  1674,  se  era  quella  Tav ola  d'Italia  co- 
si perfetta  nelle  sue  misure,  che  diversi  Prin- 
cipi ne  domandavano  l'esemplare,  la  qua- 
le nella  Sala  detta  Anticollegio ,  per  te- 
stimonianza del  Sanson'no  ,  si  vedeva  (  Ve- 


55 

beala  p.  122,  ed.  i58o):  e  non  solamente 
in  patria ,  ma  fuori  altresì ,  per  singola- 
ip  perizia  grande  nome  il  Leonardi  s  ti- 
ra acquistato;  sapendosi  che  il  Cardinale 
Francesco  Piccolo  mini  ^Arcivescovo  di  Sie- 
na ,  poi  Papa  Pio  III,  nel  1490  aveva 
lasciato  alla  Sagrestia  di  Siena,  come  pre- 
zioso monumento,  Cosmoeraohiain  Ftole- 
niaei,  quam  Mapparn  Mundi  appellare,  !in- 
tea  tela  depictam  a  clarissìmo  Cosmographo 
Antonio  Leonardi  Presbytero  Veneto,  cuna 
jnsigniis  Pii  (II)  in  forma  rotunda  (Pec- 
ri  Storia  del  Vescovado  di  Siena  p.  344): 
e  vedendosi  il  Leonardi  per  suoi  lavori  geo- 
grafici da  Giorgio  Menila  ,  dal  Sabellice  , 
da  Filippo  Callimaco  Esperiente ,  e  da  al- 
tri letterati  a  lui  contemporanei  assai  com- 
mendato . 

Ma  per  bellissima  opportunità  avutosi  nel 
secolo  sedicesimo  /'  insigne  nostro  Geogra- 
fo Giovambattista  E  amasio  ,  deliberò  la  Si- 
gnoria,  die  colla  soprantendenza  di  lui 
nella  Sala  dello  Scudo  quattro  grandi  Ta- 
vole geografiche  fossero  poste  ;  le  quali  es- 
sere state  le  medesime ,  che  sino  al  tempo 
nostro  pervennero  ,  con  tradizione  costan- 
te fu  sempre  tenuto  ;  benché  il  S anso  vino 
nel  i58o  non  scrivesse  sennon  che  una  par- 
ie del  mondo  nella  sala  del  Doge  si  vedo- 


56 

va  (p.  123),  e  lo  Stringa  nel  1604  sol- 
tanto aggiungesse  (  p.  218):  Nella  sala  del* 
lo  Scudo  veggonsì  quattro  quadroni ,  che 
occupano  tutto  il  vano  delle  spalliere  in  su 
fino  al  soffitto  ,  ne'  quali  dipinte  con  gran 
diligenza  veggonsì  quasi  tutte  le  parti  dei 
mondo .  Uopo  due  secoli  però  quelle  Ta- 
vole, siccome  dipinte  a  tempera  sopra  te» 
la ,  annerite ,  lacere ,  e  finalmente  ridotte 
ad  essere  quasi  d'  uso  nessuno  ;  /'  insigne 
Doge  Marco  Foscarini  la  degna  cura  si 
prese ,  che  la  Sala  venisse  adornata  con 
Tavole  geografiche  dipinte  a  oglio  ,  le  qua- 
li insieme  d?  illustrazione  a  Ili  famosi  Viag- 
gi de  Veneziani  servissero  .  Di  questa  fat- 
tura ,  compita  neir  anno  1762  ,  Francesco 
Griselini ,  uomo  più  franco  a  intrapren- 
derla, che  valente  a  bene  condurla,  otten- 
ne di  essere  soprantenditore  :  ma  quasi  tut- 
to colla  scorta  e  adattazione  di  Carte  ma* 
derne  alle  narrazioni  dalli  Viaggiatori  la- 
sciate, e  con  lumi  presi  da  altri  scritto- 
ri,  egli  fece  .  Non  lasciò  tuttavia  di  van- 
tarsi che  distinto  merito  in  queir  operazio'- 
ne  si  avesse  acquistato  (  Genio  di  Fra  Pao- 
lo T.  I.  p.  6,  ed.  Ven.  1789  )  ;  e  nella  Mi- 
nerva d'Italia  (Decembrc  1762)  vantag- 
giosamente, benché  frammessevi  false  noti- 
zie ancora ,  della  medesima  venne  scritta? 


anzi  con  un  opuscolo  stampato  in  Vene- 
zia  neW  ti n no  seguente ,  sotto  il  titolo  di 
Succinta  Descrizione  uVlle  bellissime  Tele 
Geografiche  ora  rinovate  ed  accresciute  nel- 
la Sala  del  Palazzo  Ducale  di  San  Marco 
della  dello  Scucio,  si  volle  far  credere  che 
delle  quattro  vecchie  Tavole ,  tre  si  pre- 
tendevano derivate  sino  dal  secolo  quattor- 
dicesimo ,  con  rifacimenti  però  e  alterazio- 
ni ;  la  quarta  era  stata  aggiunta  dal  Ra- 
musio  nel  i55o;  e  di  tutte  poi,  median- 
te i  opera  del  Griselini ,  la  rinovazione  era 
stala  eseguila  con  tulta  la  necessaria  diligen- 
za ed  accuratezza  in  modo  tale,  che  copia- 
te fedelissimamente  le  auliche  quali  erano  ne- 
gli originali ,  le  presenti  si  possano  dire  quel- 
le medesime  ,  benché  rifalle  .  Niente  però 
di  meno ,  che  una  soltanto  possa  crederse- 
ne ricopiata,  lo  persuade  l  Inscrizione  se- 
guente ,  che  tuttora  sopra  essa  dipinta  si 
legge:  Tabulam  hanc,  quae  sola  ex  Ramu- 
sianis  falò  evasit ,  theatrum  \enetae  nego- 
tiationis  per  Mare  Mediterraneum  exhiben- 
tem  ,  Joannes  Baplisla  Ramusius  descripsit, 
vir  mulliplici  eruditione  ,  et  prima  Itinerum 
colleclione  solerler  curata  insignis.  Fr.  Gri- 
selini ex  S.C.  restituii.  In  vece  de/li  quat- 
tro gran  quadroni ,  Tavole  in  maggior  nu- 
mero vi  furono  poste ,  affinchè  dei-  Viag- 


58 

gi  tutti  -principali  de  nostri  bella  mostra  sì 
facesse,  e  perciò  le  regioni  e  prò  mici  e  con 
distribuzione   diversa    dalla  prima  furono 
rappresentate .    In  quella  che  li  viaggi  di, 
Marco  Polo  e  di  Maffeo  suo  fratello  con- 
tiene,  li  nomi  dei  paesi  e  dei  luoghi  è  ben 
facile  che  dal  libro  del  Polo  vi  siano  sta- 
ii  trascritti  :  di  più  terre  da  loro  conosciu- 
te non  si  vede  fatta   indicazione  veruna  : 
cose  vi  furono  aggiunte,   le  quali  non  po- 
tevano essere  allora  note,  siccome  il  Dot- 
tore  Vincent  se  riè  avvedutamente  accor- 
to :  ad  illustrazione  di  Viaggi  d'altri  Ve- 
neziani,   e  segnatamente  ancora  di  quello 
fatto  al  Mogol  da  Niccolò  Manuzzi  nel  se- 
colo diciassettesimo ,  altre  regioni  distinta- 
mente  vi  furono  rappresentate:  ogni  plaga 
poi,  con  evidente  sconcio,  a  rovescio  di  quel" 
che  comunemente  vedere  si  suole ,   vi  fu  po- 
sta .  Non  è  dunque  la   Tavola  Veneziana 
di  autorità  bastante  a  fare  che  si  creda  ciò 
che  al  Dottore  Vincent  è  sembrato  potersi 
da  essa  desumere:  ne  è  da  maravigliarsi  y 
come  faceva  neW  anno   1 772    lo  Svezzese 


1  ab 


JBioernstaehll,  che  nessun  viaggiatore  s 
l>ia  data  la  briga  di  esaminare  queste  per  la 
Storia,  per  la  Navigazione,  e  per  il  Com- 
mercio cotanto  notabili  Carte  (Lettere  T.IIL 
p.  184  ediz.  di  Poscliiavo  1785). 


-> 

Pag.  20  Pio  II.  (9)  Cosmograpbia  ,  sei\ 
Hisloria  rerum  ubique  gcslarum  locorumque 
Dcscriptio  Cap.  X. 

Pag.  26  amarro  (io)  Amarrar  in  Spa- 
gnuolo ,  Amarrer  in  Francese ,  termine  ma* 
rincresco,  che  significa  Legare. 

Pag.  27  monteria  (n)  Monteria,  voce 
Spagnuola,  che  dinota  Caccia  di  bestie  sel- 
vaggie . 

Pag.  27  conferma  (12)  Curiosamente  fh\ 
torno  ad  Antropofaghi  scrive  Francesco  Cai- 
dicra  Padovano  in  una  Narrazione  dell'  a- 
cauisto  di  Malacca,  neW  anno  i5t3.  fatto 
da  Alfonso  di  Albuquerque  per  il  Re  di 
Portogallo ,  e  di  altri  fatti  successivamen-. 
te  nell'Indie  Orientali  avvenuti:  Vidi  etiam 
ibi  Ulixbonae  magnam  multitudinem  maxi- 
morum  dentium  elepbantium,  qui  ex  India 
et  Aetbiopia  illuc  vehuntur  :  ligna  autem  ad 
tingendum  apta  vocantur  lingua  nostra  Ver-, 
zin  :  portantur  Ulixbonam,  sicut  reliqua  li- 
gna ex  nemoribus  nostris  ad  urbes.  Ubi  ta- 
lia  oriuntur  ligna  ,  sunt  homines  barbarissi- 
mi ,  non  penitus  nigri ,  ma  berettini,  sicuti 
nostro  dicimus  sermone ,  se  ad  invicem  co-* 
rnedenles  ,  cum  se  in  praeliis  capiunt.  De- 
tinent  enim  captivos  certis  diebus  in  carcc- 
ribus  bene  pastos  per  tale  tempus ,  et  inde 
pos  extrabunt,  ac  magna  solemnitate ,   intcr 


tripudia  et  barbaricus  cantilenas,  interfitiunt 
palo  ligneo  circa  caput  :  et  interemptos  tor- 
rent  et  comedunt  :  ex  ossibusque  tibiarum  fa- 
citint  fistulas  :  nos  eas  vocamus  Sigolotti  : 
et  con  tali  Sigolotti  io  ho  sortetelo  . 

béveva  lo  scrittore  per  qualche  anno  fat- 
ta dimora  in  Lisbona ,  e  di  là  venuto  a  Ro- 
ma nel  i5i4,  ivi  distesa  quella  Narrazio- 
ne, per  varie  notizie  pregevole,  presenta- 
ta r  aveva  a  Giovanni  Toscano  Vescovo  di 
si  quii  a  con  lettera  a  cui  si  sottoscrive  Fran- 
ciscus  Chaldiera  de  Padua,  eccitandolo  an- 
che a  farla  stampare ,  se  gli  fosse  piaciu- 
ta .  77  libri 'e duolo ,  che  io  tengo  fra  miei, 
è  di  sei  carte  soltanto ,  ma  senza  indizio 
veruno  delV  impressione;  la  quale  pero  io 
credo  fatta  in  Roma  nelY  anno  suddetto 
i5i4,'  e  sul  frontispizio  insieme  con  l'arme 
del  Regno  di  Portogallo  ha  questo  titolo: 
Rerum  et  regionum  Indicarum  per  Serenissi- 
niuni  Emanuelem  Porlugalliae  Piegem  parta- 
ru ni  Narrati o  brevissima.  Nessun  bibliogra- 
fo ,  che  io  sappia  ,  d'  esso  libricciuolo  fa 
menzione  f  ne  quello  stesso  può  riputarsi , 
per  cui  lo  Scardeone ,  se  pure  non  ha  egli 
grandemente  equivocato  ,  fra  li  Padovani 
scrittori  in  lingua  volgare  ha  dato  luogo 
al  Caldiera  con  queste  parole  (  De  Anti- 
qui!, urbis  Patav.  p.  z5j  )  :    Egregiam  sui 


6i 

quoque  mcmoriam  dereliquit  Franciscus  Caf- 
derius,  scriba  olim  Cathedralis  Ecclesiae  Pa- 
iavinae  ;  qui  cum  esset  admirabilis  ingenii  t 
et  peregrinandi  cupidissimus ,  patria  relieta, 
quam  tunc  ternporis  Maximiliaui  bellum  in- 
Éestabat ,  plenus  spei  bonae  ,  in  Hispaniam 
profeclus  est ,  ubi ,  ut  erat  curiosus ,  de  si- 
tu  novarum  Insularum  studiose  multa  per- 
quirens  ,  quae  paulo  ante  a  Golumbo  ,  Pi- 
sano ,  et  Cortesio  repertae  fuerant  ,  et  de 
rnoribus  sirniliter  incolarum  libellum  admo- 
duin  gratum  confecit  ediditque,  et  in  Italiani 
impressum  transmisit  ;  quo  facto  certe  me- 
ruit ,  ut  mihi  videtur ,  hic  inter  ceteros  scri- 
ptores  nostros  merito  computari .  Obiit  in 
iilis  regionibus  non  admodum  senex ,  neque 
eum  patria  vidit  amplius  ,  circa  annum  Do- 
mini miliesimum  quingentesimum  vigesimum 
quintum  . 

Pag.  29  per  convertirte  in  oro  (i3)  Dei 
molti  Veneziani,  che  a  motivo  di  commer* 
ciò  ancora  alle  più  rimote  regioni  viaggia- 
re solevano,  così  parlava  Bartolommeo  En- 
righino  neW anno  1462  in  un1  Orazione  det- 
ta al  Doge  Cristoforo  Moro ,  rallegrando* 
si  per  nome  dei  Pii  Signori  di  Carpi  del- 
la di  lui  esaltazione  al  Dogado:  Adibis  ne 
unquam  tam  longinquas  et  a  nostro  orbe  ve- 
motas  regione*  sub  utroquepolo,  quin,  quq 


62 

te  contuleris  ,  Venetos  ibi  negotiantes  repe- 
rias  ?  Pete  cadentem  ,  pete  orientem  solem , 
Indura  mare,  verge  ad  Austrum ,  tende  ad 
Arcton  ;  reperies  prof'ecto  omnes  angulos  , 
omnes  insulas ,  omnia  maritima  loca  Vene- 
tìs  piena,  qui  ex  hac  celeberrima  urbe,  qua- 
si ex  uberrimo  l'onte ,  scaiununt .  Leggesi 
ijuest9  Orazione  con  più  altre  in  queir  oc- 
easione  medesima  al  Doge  Moro  recitate 
da-  ambasciatori  di  Città  suddite  e  di  Prin- 
cipi forestieri,  e  con  Lettere  di  molti  So- 
ir  ani,  e  cospicui  soggetti  a  lui  scritte;  in- 
sieme poi  state  tutte  raccolte  da  Leonar- 
do S anudo  agente  suo ,  e  in  un  bellissimo 
Codice  membranaceo  di  mia  ragione  rico- 
piate, né  mai,  fuorichè  qualcuna,  a  stam- 
pa venute . 

Pag.  So  appellata  (14)  Risguarda  questa 
citazione  il  passo  di  Gioseffo  nelle  Anti- 
chità Giudaiche  Lio.  VI  IL  Cop.  VI.  §.  4, 
il  quale  s9  adduce  per  provare ,  che  un  i- 
sola  Aurea.  ncW  India  fosse  la  Ophir  di 
Salomone,  sulla  quale  tanto  gli  eruditi  que- 
stionano: ma  anche  dopo  nuove  osservazio* 
ni  sulla  testimonianza  di  quello  scrittore, 
fatte  da  Tommaso  Cristiano  Tychscn  (Gom- 
ment.  Hist.Philol.  Societ.Gotting.  Voì.XVI. 
p.  1 70  )  nulla  di  autorevole  se  ne  trae .  Il 
Colombo  però ,  che  della  Ophir  ardente- 


63 

meni  e  andava  in  cerca  ,  in  Ver agita  cré« 
(/epa  di  averla  trovata  ;  siccome  il  Paradi- 
so terrestre  ora  qua,  ora  là  gli  pareva  di 
vedere,  facilmente  indotto  a  crederlo  di 
Imma  fede  dalle  prodigiose  e  continuate 
scoperte,  che  andava  facendo ,  e  che  ben  ab- 
bagliarlo potevano  . 

Pag.  33  occhi  (i5)  Delle  isole  e  terre 
scoperte  dal  Colombo  li  nomi  non  sono  sem- 
pre li  medesimi  nelle  Carte  nautiche  vec- 
chie, e  ne'  Portolani  disusati .  Pietro  Coppa 
da  Isola ,  terra  dell  Istria  ,  in  un  suo  Por- 
tolano stampato  in  Venezia  nel  1628  per 
agostino  di  Sindoni  in  24. °  questa  indica- 
zione ,  non  però  abbastanza  esatta,  ne  meU 
te:  Ghristopholo  Coiumbo  Zenovese  nel  an- 
ijo  1492  trovò  navegando  verso  Ponente  mot- 
te isole  et  cose  nove,  ma  prima  se  trova  le 
isole  Gorgone  Hesperide  Iunonia  la  Piovio- 
sia  la  Gavrera  la  Planaria  la  Nevosa  Cana- 
ria al  incontro  de  la  Barbaria  .  da  poi  lai-» 
£0  in  mar  sono  isole  Ventura  Coiumbo  Eia- 
ai]  Cavrera  Ovo  Porto  Santo  Mederà  et  cer- 
te isole  dite  deserte  et  altre  dite  Salvadege 
Lanciloto  Coiumbo  .  da  poi  oltra  assai  per 
Ponente  el  dito  Chrislopholo  trovò  l' isola 
Spagnola  Iamaiqua  Cuba  le  isole  dei  Cani» 
bali  la  terra  Paria  over  Mondo  Novo  et  mol- 
te altre  isole:  la  Spagnola  è  de  longeza  de 


&4 

In.  800.  larga  m.  33o.  la  Cuba  disia  da  là 
Spagnola  mia  70.  nel  provar  che  fece  el  Co- 
Jumbo  in  veder  se  Cuba  era  isola  over  ter- 
ra ferma  el  vete  pur  assai  isole,  et  pose  no- 
me navigando  a  la  riviera  de  Cuba  sempre 
i3oo  m.  Es  sconosciuto  questo  Portolano , 
di  cui  gli  esemplari,  sì  per  la  picei  olezza 
del  libro,  come  per  V uso  fattone,  devo- 
no essere  mancati;  giacche  sarà  esso  a  sub 
tempo  stato  pregiato ,  anche  per  avervi  set- 
te carte  geografiche  intagliate  in  legno,  una 
delle  quali  il  plani  sferzo  col  mondo  tutto 
allora  noto  contiene.  Altra  operetta  il  Cop- 
po fece  Del  Sito  dell'Istria,  stampala  in  Ve- 
nezia per  Francesco  Bindoni  e  Maffeo  Pa- 
sini nel  1 540  in  40 ,  nella  quale  ha  deserti^ 
la  quella  provincia ,  ed  anche  la  rappre* 
sento  con  una  tavola  in  legno  parimente 
intagliata .  In  Lettera  premessa  a  Giosef 
fo  Faustino  Istriano  suo  condiscepolo  pres- 
so il  Sabellico  dice  eh'  era  sessagenario ,  e 
che  aveva  altre  volte  scritto  e  designato  le 
provincie  e  lochi  de  tutta  la  terra  a  cerco  in 
latino.  E  in  vero  ho  io  veduta  in  un  bel 
codice  a  penna  presso  privata  persona,  ma 
alla  sfuggita,  questa  di  lui  opera  alquan- 
to diffusa ,  intitolala  De  toto  Orbe  Libri 
quatuor  ;  nella  prefazione  della  quale  dice 
die  in  età  di  cinquant1  anni  V  aveva  scrii- 


C3 

ta ,  dopo  avere  viaggiato  per  tutta  Italia  % 
navigato  quasi  tutto  il  mare  mediterraneo  > 
e  letti  recenti  e  accreditati  itine?  arii  :  e 
specialmente  quanto  air  Italia  v  inserì  egli 
esatte  e  non  comuni  notizie,  apprese  an- 
co nella  dimora  che  fatta  aveva  in  Vene- 
zia  ,  in  Roma ,  dove  trovo ssi  a  conversare 
con  Pomponio  Leto ,  e  nel  regno  di  Na- 
poli,  in  cui  per  diciotto  mesi  s' era  trat- 
tenuto: alla  jine  poi  con  molte  Tavole  geo- 
grafiche generali  e  particolari ,  diligente-* 
mente  lavorate ,  pregio  ali 'opera  accrebbe , 
e  più  chiaramente  il  sapere  suo  ha  dimostra-, 
to  .  U  oscurità  in  cui  rimase  questo  Geo- 
grafo Italiano,  benché  egli  pure  andato  non 
sia  esente  da  più  errori ,  come  non  lo  an- 
darono tanti  altri  rinomati,  fece  che  il  ria» 
me  suo  io  volentieri  in  luce  qui  ritornassi. 

Pag.  34  pataraggie  (16)  Pataraggie,  daU 
la  voce  Spagnuola  Patranas ,  che  significa 
Ciance  ,  Chiacchiere  ;  nel  qual  senso  usò 
quella  voce  anche  omerico  Vespucci  scrì- 
vendo a  Pietro  Soderini  nel  primo  de'  suoi 
Viaggi:  E  ancora  che  queste  mie  patragne 
non  siano  convenienti  alle  virtù  vostre  ec, 
(p.  4  ed.  Fior.  1745). 

Pag.  36  misericordia  (17)  UHerrera  ri- 
portando questo  passo  scrive  così:  „  Invo.» 
7>  cava  oltre  a  ciò  il  Cielo  e  la  Iena  per** 


66 

.,  che  piangessero  sopra  di  lui,  dicendo ì 
„  Io  ho  pianto  (in  qui:  abbia  misericordia 
„  il  Cielo,  e  pianga  per  me  la  Terra:  pian- 
,,  ga  per  me  chi  sente  carità,  verità,  e  giti- 
„  stizia  ".  Non  per  questo  io  m'induco  a 
credere  che  il  traduttore  Italiano  le  parole 
del  Colombo  alterasse,  le  quali  colle  pre- 
cedenti e  seguente  stanno  bene  abbastanza  r 
anzi  l  lì r errerà  scrivendo,  che  Colombo  in- 
vocava anche  il  Cielo  a  piangere  sopra  di 
se,  autorizza  la  traduzione  Italiana;  sic- 
come dà  a,  vedere  che  espressioni  disconti- 
nuate ha  egli  insieme  congiunte, 


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